Penciclopedia

Se la penna vi interessa più della spada

Annuncio Pen Show Milano 2011

Scritto il 22 Settembre, 2011 | da | No Comments

Ho ricevuto dalla ACPS la comunicazione ufficiale relativa al Pen Show di Milano, il primo Pen Show della stagione autunnale in Italia.

Firenze 21.09.2011

Carissimo,

Ho il piacere di comunicarti che il giorno Domenica 16 Ottobre 2011 si terrà a Milano la prossima mostra scambio di penne stilografiche e materiali di scrittura organizzata dalla nostra associazione con orario dalle ore 10 alle 15.

La mostra si terrà presso Hotel nh sito in Largo Augusto a Milano (Tel. +39 02 77461 | Fax: +39 02 783449 | E-mail: nhpresident@nh-hotels.com). L’ingresso è riservato agli associati dalle ore 10 alle 13 e libero dalle ore 13 alle ore 15.

Se sei interessato potrai prenotare un tavolo per esporre la tua collezione o le penne che vuoi scambiare contattando entro il giorno 5 Ottobre, Marco Vanzi (055.7398731 – 333.8175873) o Giovanni Scrivere (348.2110095 – 055.578236) oppure inviando una email ad acps.segreteria@gmail.com. ; per l’utilizzazione del tavolo (80 cm x 140 cm) l’associazione chiede un rimborso spese di € 90,00.
Per l’allestimento del tavolo è consentito l’ingresso dalle ore 8.30 ed è richiesta la presenza fino a chiusura mostra (ore 15).

Per il pernottamento non è stato indicato nessun albergo convenzionato, in quanto abbiamo riscontrato che le tariffe che offre internet possono essere molto più convenienti di quelle che possiamo offrire noi.

Se non hai ancora provveduto a rinnovare l’associazione per l’anno 2011/12 potrai farlo in sede mostra mediante versamento di € 10,00.

Colgo occasione per ricordare che le successive mostre si terranno a :

BOLOGNA 20/11/2011  Hotel Mercure (di fronte alla Stazione Centrale) – tel. 051/42211.

FIRENZE 01/04/2012  Firenze Luogo da definire

Cari saluti.

Segreteria ACPS
Giovanni Scrivere

Meisterstück, la bufala continua…

Scritto il 13 Settembre, 2011 | da | No Comments

Nel navigare il sito della Montblanc per trovare i riferimenti del precedente articolo sulla esclusività della rete di vendita, mi sono imbattuto per l’n-sima volta nella riproposizione della bufala sulla Meisterstück di cui ho già ampiamente discusso in precedenza.

Ma se in storia (quella dell’azienda riportata sul sito, di cui si parla nell’articolo appena citato) si raggiungeva appena la sufficienza, precisando che “la 149 ha successivamente completato la serie” in filosofia (quella dell’azienda, riportata in questa pagina) si resta insufficienti. Si afferma infatti:

La Meisterstück, la classica stilografica Montblanc, prodotta per la prima volta nel 1924, è diventata un oggetto di culto, non solo per il suo design inconfondibile, ma anche per i valori che trasmette e che contraddistinguono tutte le collezioni Montblanc.

Dove di nuovo si dà ad intendere che la penna del 1924 (quella della foto sottostante) continui ad essere la stessa ancora oggi, con un design che forse sarà anche inconfondibile (anche se in realtà non è molto diverso da quello delle Kaweco e delle Soenneken di quel periodo) che però con la produzione attuale non ha nulla a che fare.

Una numero 20 degli anni 30.

Montblanc Meisterstück n. 20

Ma se fra storia e filosofia siamo a metà strada fra l’appena sufficiente e l’insufficiente, quando si va a parlare in maniera specifica dell’argomento (nella pagina sulla Meisterstück) non si può rimediare che una solenne bocciatura, dire infatti che:

Fin dal 1924 la stilografica Meisterstück 149 è uno dei più rinomati strumenti da scrittura del nostro tempo.

è semplicemente falso, dato che la 149 è nata nel 1952.

Per cui alla fine non si può che constatare che in effetti, fra i valori dell’azienda riportati nella pagina della filosofia aziendale (“la riflessione, i sentimenti, la bellezza e la cultura”) non c’è effettivamente quello di dire la verità.

Ma l’esclusività ?

Scritto il 10 Settembre, 2011 | da | 1 Comment

La scorsa settimana, passando dalla nota catena di distribuzione “Metro“, che per chi non la conosce è una sorta di supermercato per professionisti che vende di tutto, dal televisore alla bibita, dalle mutande all’antigelo, mi è capitato di notare, nella sezione dedicata a telefoni cellulari, fotocamere e altri gadget tecnologici quanto esposto nella foto.

Montblanc in vendita alla Metro

Una Montblanc in vendita alla Metro

E allora mi è sorta la domanda, ma Monblanc non era l’azienda che aveva puntato tutto sul lusso e l’esclusività? Non si vantano forse sul loro sito, quando parlano della loro immagine aziendale che:

È possibile acquistare gli articoli Montblanc solo nei negozi e gioiellerie selezionati e nelle oltre 3.000 boutique Montblanc nel mondo.

(citazione diretta da http://www.montblancitalia.it/11.php)

Si saranno anche trasformati, come vien detto nella pagina citata:

in una marca di creazione di prodotti esclusivi che riflettono interamente l’esigenza di un design di qualità, di tradizione e di maestria artigianale

Ma riguardo all’esclusivo, mettendosi a vendere le penne alla Metro insieme a calzini ed insetticidi, inizio a nutrire qualche serio dubbio…

Ma quanto vale questa penna ? Parte 1, il “nuovo”

Scritto il 5 Settembre, 2011 | da | 12 Comments

Mi è già capitato varie volte di ricevere per posta elettronica richieste di valutazione di qualche penna stilografica. E questa è anche una domanda che capita spesso di trovare nel forum. Nei miei tentativi di fornire, per quanto possibile, una risposta sensata, mi sono venute in mente alcune considerazioni generali, che penso sia il caso di riportare qui.

Un primo punto da chiarire, e che spesso le persone non hanno assolutamente in mente, è capire che tipo di valutazione si vuole. Interessa sapere quale è il prezzo che ha quella penna se la si dovesse comprare sul mercato o quello che si può ottenere cercando di venderla? Perché il secondo è sempre più basso, e talvolta anche molto più basso.

Infatti un conto è il prezzo che le persone possono essere disposte a pagare ad un negozio ed un altro quello per un acquisto su Ebay o su Internet. Ed ovviamente quello che si può pagare ad un semi-sconosciuto, che non può dare garanzie a lungo termine è ancora più basso, dato che l’acquirente deve assumersi un rischio maggiore. Ed ancora più basso è comunque quello che vi farebbe un rivenditore, che ci deve fare il suo margine.

Una seconda distinzione da fare è se la penna è antica o semplicemente usata (o anche nuova e non usata). Il nuovo e l’antico sono infatti casi totalmente diversi, ed anche abbastanza difficili da definire anche perché, come detto in un precedente articolo, sono collegati da quella zona grigia di quelle penne che sono semplicemente più o meno vecchie. In questa prima parte parleremo soltanto del “nuovo”, vale a dire di produzione recente ancora in corso.

In questo caso si deve dire subito che non solo non ci può aspettare di riprendere il prezzo di listino, ma che si dovranno cedere parecchie decine di punti percentuali. Si tenga presente infatti che a seconda delle marche e del volume di vendita i negozi hanno sul nuovo un margine sul prezzo di listino che varia fra 40 ed il 50% per la gran parte dei produttori, con l’eccezione di Montblanc, che forte della sua posizione dominante, si permette di scendere al 30%. Per cui per restituirla ad un venditore dovrete scendere molto, sicuramente al di sotto della metà.

Una possibile alternativa potrebbe essere quella di cercare di rivenderla direttamente tramite Ebay o altro mezzo analogo su internet, ma di nuovo non si può certo pretendere il prezzo di listino, cosa che comunque non potrebbe fare neanche un rivenditore affermato su Ebay con una solida reputazione. A maggior ragione poi se la cessione viene eseguita da un privato non professionista (e venditore occasionale) che da ancora minori garanzia all’acquirente, che chiaramente per questo si aspetta, a ragione, un prezzo nettamente inferiore.

Infatti anche se questa non è mai usata, l’acquisto di una penna da un privato dà molte garanzie in meno rispetto a quelle che si possono avere in negozio. E il discorso vale anche se la garanzia della casa è ancora valida, dato che comunque in caso di acquisto da un negozio un acquirente può sempre rivolgersi direttamente al venditore che ha un obbligo nei suoi confronti, mentre in caso di acquisto da un privato gli toccherebbe comunque assumersi in prima persona l’onere, il rischio e gli eventuali costi del rimandare la penna alla casa.

Questo significa che a spanne,  anche per penne mai usate, il valore è sostanzialmente dimezzato e può scendere ancora di più se il modello è uscito di produzione o è stato di scarso successo, dato che probabilmente verrà messo in vendita nuovo dai negozi che ancora ce l’hanno con forti sconti per toglierselo dal magazzino. Il che significa che per essere competitivi occorrerà tagliare ulteriormente i propri margini, che e nel caso di Ebay verrebbero ulteriormente ridotti dalle commissioni.

Un discorso a parte sono poi le edizioni limitate, nel cui caso il prezzo di listino è molto spesso uno specchietto per le allodole ed anche nuove vengono vendute con sconti molto elevati. Il loro prezzo infatti è reso artificialmente alto dalla produzione limitata ma quando si tratta di parecchie migliaia di esemplari viene da chiedersi quanto la si possa considerare davvero limitata, tanto più che spesso non vengono prodotti subito, per non avere invenduti, tutti gli esemplari dichiarati, per cui capita spesso che sia possibile ottenere le vecchie edizioni direttamente dalla casa madre essendo i modelli tutt’altro che esauriti.

Questo significa che finita la novità si ritrovano le penne in edizione limitata ad un prezzo comparabile con quelle delle analoghe della stessa fascia in produzione non limitata, se non anche meno nei casi più disperati, in caso di produzioni di oggetti pacchiani di dubbio gusto, rimasti sostanzialmente invenduti, (in breve la classica “sola”), caso meno raro di quanto si pensi.

Sull’usato poi, più o meno in buone condizioni, si può essere certi che il compratore cercherà ed evidenzierà anche i difetti più insignificanti, come ottima ragione per tirare sul prezzo, cosa che del resto farebbe qualunque acquirente. Per cui non si potranno che ottenere prezzi molto bassi. D’altronde ci deve esser un sufficiente incentivo economico per distogliere dall’acquisto del nuovo e ad esempio metà prezzo secondo me non lo è affatto (nel senso che ad esempio io non prenderei neanche in considerazione prezzi superiori al 30% del listino).

Con questo chiudiamo questa prima parte, parleremo di vecchio ed antico nella seconda.

Sailor 1911 Young

Scritto il 26 Luglio, 2011 | da | No Comments

Dopo aver trattatto una penna di fascia media, ed una edizione limitata mi è capitato di poter mettere le mani anche su una Sailor di fascia economica, il modello Young, che mi è parsa molto interessante, per cui voglio chiudere le recensioni prima delle ferie estive con un ultimo tributo all’azienda che quest’anno celebra il suo centenario.

Sailor 1911 Young Black HT

Una Sailor 1911 Young

La Young è una penna in resina plastica con pennino in acciaio che appartiene alla fascia più alta della produzione economica (il prezzo iva compresa si aggira sui 70 euro), e si presenta pertanto come una penna di ottima qualità con linee piuttosto semplici ma, per i miei gusti, eleganti. Il caricamento è il solito cartuccia/converter che in questa fascia di prezzo (Pelikan 150/200 a parte) è praticamente l’unica opzione disponibile.

La penna è abbastanza sottile e molto leggera, si impugna bene ed è molto equilibrata sia con che senza cappuccio, anche se la mia preferenza va all’uso col cappuccio calzato. L’esemplare provato, di colore nero con finiture cromate, era dotato di un pennino fine che, nel rispetto della tradizione Sailor, scrive con una scorrevolezza invidiabile (anche se forse un filo minore rispetto al pennino in oro della sua sorella maggiore).

Al solito la penna è estremamente precisa, e come comune nella produzione giapponese, il fine è fine per davvero (su una italiana sarebbe un extrafine) e ci si può sbizzarrire a scrivere vere e proprie miniature (nel senso delle dimensioni). Nonostante questo la scrittura non risente nessun problema e la penna scorre liscia senza grattare, cosa che purtroppo non si può dire di pennini di spessore equivalente delle marche europee.

Test scrittura Sailor Young

Test di scrittura di una Sailor Young

Riassumendo col solito rituale dei voti, che non mi stancherò mai di ripetere devono essere semplicemente considerati una espressione numerica dei gusti dello scrivente, direi:

  • aspetto: 8.0 (linea semplice ed elegante, ottime finiture)
  • scrittura: 9.0  (comoda e  scorrevole nonostante la notevole finezza)
  • sistema di caricamento: 6 (ordinario cartuccia/converter)
  • qualità/prezzo: 8.5 (costo adeguato al tipo di penna)

In sostanza una penna di buona qualità con un prezzo onesto e più che adeaguato al tipo di oggetto. Sicuramente si tratta un prodotto adeguatissimo all’uso quotidiano.

Si ringraziano gli amici della Casa della Stilografica per aver messo a disposizione l’esemplare della penna con cui sono state eseguite le prove di scrittura e per aver fornito la fotografia usata nell’articolo.

Ma questa stilografica è antica, nuova, vecchia o moderna?

Scritto il 23 Luglio, 2011 | da | 3 Comments

Nel ragionare di penne, ed in particolare nelle discussioni che si aprono ogni tanto sul forum, viene spesso fuori la differenza fra nuovo ed antico, ma in realtà spesso questi sono due termini che si danno un po’ per scontati. Per cui proverò a metter giù quelli che sono i miei personalissimi, ed assai poco precisi, criteri di classificazione.

Essendo un appassionato dell’antico, molto scettico sulla produzione attuale, mi è comunque venuto in mente che non solo non è chiaro cosa si intende per stilografica antica, ma anche che non è per niente banale definire cosa si intende per penna nuova o moderna, intendendo nuova non nell’accezione del non usata, ma in termini di date di produzione (se una penna non è mai stata usata resta “nuova”, nell’altro significato del termine, anche se ha 80 anni).

Per quanto mi riguarda il discorso sull’antico è abbastanza semplice, tendo a considerare antiche tutte le penne prodotte fino agli inizi degli anni ’50, in sostanza quando ancora la stilografica era il principale strumento di scrittura e non era stata sostituita dalla produzione di penne a sfera usa e getta. Il criterio che deve essere almeno più vecchia del possessore nel mio caso è soddisfatto, ma in generale dipende troppo dall’età dello stesso…

E’ vero che questa è una classificazione estremamente ampia che accomuna periodi storici, modelli, stili e soluzioni tecniche completamente diverse fra loro e c’è molta più differenza fra una stilografica di fine 1800 ed una degli anni ’40 che fra una di queste ed una qualunque penna contemporanea, ma pur riconoscendone l’arbitrarietà la mia scelta sta tutta nella discriminante sulla rilevanza che la stilografica aveva come strumento di scrittura ordinario. A partire dagli anni ’60 la stilografica è diventata di uso marginale nella scrittura quotidiana, e credo che questo possa costituire una linea di demarcazione.

Certo il confine fra l’antico e quello che è semplicemente vecchio è labile, così come lo è quello fra il nuovo ed il moderno. Ci sono modelli di grande interesse nella storia della stilografica come la Parker 75, la Pilot Murex, la Lamy 2000 che sono nate negli anni ’60, e che pertanto nella mia classificazione non possono esser certo considerate antiche, ma che comunque non posso fare a meno di considerare “moderne”, anche se resta assai difficoltoso considerare “nuova” una penna di oltre trenta anni fa.

All’altro estremo parrebbe incontestabile affermare che si possa considerare nuovo e moderno un modello attuale ancora in produzione, ma anche qui le cose non sono così scontate, perché esistono modelli che sono rimasti in produzione con pochissime variazioni da decine di anni (come la  149 della Montblanc, la Lamy 2000 o le classiche Maki-e della Pilot), e già questo porta a qualche incertezza.

Ad esempio una 149 o una Lamy 2000 di 5 o 10 anni fa quanto si può considerare nuova? e si va indietro di 20 anni ? e quella del primo anno (1964). Nel caso della 149, una degli anni ’50 sarebbe addirittura antica (ed in effetti per me lo è). Fortunatamente in casi come questi quel che è restato invariato è per lo più il nome e la forma del modello e ad esempio fra una 149 degli anni 50 ed una di oggi c’è un tale abisso di differenze che permette di fare una semplice distinzione sulla base dell’epoca di produzione della variante, ma talvolta le differenze sono piuttosto sottili, rendendo la distinzione tutt’altro che chiara.

Ma se alcuni modelli hanno una longevità che può far nascere dubbi per lassi di tempo molto estesi, cosa pensare invece di penne che sono ormai uscite di produzione? Se questo è avvenuto da poco, ad esempio un anno, si possono ancora considerare ancora nuove? A mio avviso si, ma più il tempo passa e più ci si avvicina al limite fra il nuovo e il vecchio. Ma dove porre il limite: 2 anni? 5 anni? o 10 anni?

Su questo ad esempio trovo assai difficile dare una risposta precisa, dato che in fondo si tratta di un confine  alquanto sfumato, personalmente tendo a mettere la divisione fra nuovo e non attuale fra i due ed i cinque anni, classificando tutto quello che va oltre nel vecchio, magari “moderno”, ma pure sempre tutt’altro che recente.

Si tenga presente infatti che vecchio non è necessariamente sinonimo di scarso valore, interesse o qualità; certo ci sono una infinità di modelli che sono semplicemente obsoleti e/o fuori moda, totalmente insignificanti e nati già “vecchi”. Ma esistono anche penne molto interessanti, come le Parker 75 e T1, le Pilot Murex ed Elite, la Sheaffer PFM (oltre la stracitata Lamy 2000), che, o per le soluzioni o per lo stile, bene o male rappresentano la loro epoca e che restano “moderne” nonostante un’età piuttosto avanzata.

Per concludere se l’antico o il nuovo possono essere abbastanza semplici da definire, il confine fra il vecchio e il moderno è molto più labile, così come molto più incerta è la loro definizione.

Sailor Shima Kuwa – Anniversario dei 100 anni

Scritto il 12 Luglio, 2011 | da | No Comments

In genere le edizioni limitate non mi interessano, ma in questo caso farò una eccezione per due motivi. Il primo è la relativa eccezionalità dell’evento che la giustifica, un centenario, cosa che non capita molto spesso per produttori attivi sul mercato.  Il secondo è la particolarità della penna, che presenta un maki-e con lacca trasparente su legno, che nella mia profonda ignoranza neanche sapevo esistesse.

Il centenario è quella della Sailor, una delle più importanti aziende giapponesi produttrice di penne stilografiche,  che venne fondata il 27 Maggio del 1911 da Kyugoro Sakata con il nome di Sakata Seisakusho Co. a Koze, una città portuale nella regione di Hiroshima. La Sailor si è sempre distinta da allora specialmente per la straordinaria qualità dei propri pennini, che oggi sono senza dubbio fra i migliori in circolazione.

Sailor Shima Kuwa Chiusa

Una Sailor Shima Kuwa

L’azienda pare aver deciso di festeggiare il proprio centenario producendo una penna per la quale l’aggettivo forse più adatto è “imponente”. La penna infatti è molto grande, lunga 15cm senza cappuccio, ed oltre 16 chiusa. A differenza della gran parte delle edizioni limitate la linea è semplice e lineare, senza indulgenze alle pacchianerie che spesso si trovano su questo tipo di penne. La sensazione di imponenza viene rafforzata da un confezionamento che prevede una scatola di legno laccata e decorata anche essa in maki-e, che riporta in rilievo dorato l’immagine degli stabilimenti, ed una custodia in seta realizzata con la lavorazione tradizionale della regione di Ishikawa denominata Ushikubi–Tsumugi.

Decorazione Sailor Shima Kuwa

Decorazione Sailor Shima Kuwa

Corpo e cappuccio sono realizzati con una essenza di legno di gelso dell’isola di Mikurajima (chiamato “Shima Kuwa” da cui il nome della penna) che è molto rara per il colore dorato ed il tipo di venature, tanto che viene anche chiamato gelso d’oro ed utilizzato fin dall’epoca Edo come materiale pregiato lavorato soltanto da artigiani specializzati.

La lavorazione del legno è inoltre a sua volta molto elaborata, e fa ricorso ad una delle tante tecniche tradizionali di laccatura giapponese chiamata Fuki Urushi, utilizzata appunto per dare il massimo risalto alla struttura del legno. La laccatura (che nel caso è stata eseguita da un singolo artigiano) prevede che il singolo pezzo sia prima coperto di lacca e poi fatto essiccare dopo aver asportato i residui con un panno. Operazione che viene ripetuta per almeno 15 volte.

A questa lavorazione, che rende il legno totalmente impermeabile e ne esalta i colori, si aggiunge una decorazione maki-e con polvere d’oro eseguita sul bordo del cappuccio, che riporta la cifra del centenario in un disegno di ghirigori. La clip riporta nella parte superiore una sagomatura a forma di ancora, che riprende il logo usato dall’azienda che si ritrova anche sulla boccetta di inchiostro, sulla custodia e sul panno di pulizia della confezione.

Sailor Shiwa Kuma

Una Sailor Shiwa Kuma aperta

Viste le notevoli dimensioni la penna deve essere usata senza cappuccio, e per evitare equivoci l’azienda ha fatto sì che questo non possa neanche essere calzato sul fondo. Nell’uso la penna risulta comunque ben equilibrata, ed il pennino, un 21 carati di grandi dimensioni scrive con quella meravigliosa scorrevolezza che è la caratteristica di tutta la produzione Sailor. Unico appunto tecnico è quello relativo alla scelta del caricamento a cartuccia, ed anche se il converter fornito con la penna è una produzione specifica per questo modello, su penne di questa importanza e questo costo avrei trovato più appropriato qualcosa di più consistente.

Trattandosi di una edizione limitata (che con 1000 esemplari si può considerare effettivamente tale) e con l’uso di materiali pregiati e lavorazioni artigianali complesse, il costo risulta essere ovviamente molto alto (il prezzo in Giappone pare essere intorno ai 160,000 Yen, da noi sarà probabilmente ancora più alto per i costi dell’esportazione), ma è chiaramente una penna orientata a quel tipo di mercato.

Sailor Shiwa Kuma, confezione completa.

Una Sailor Shiwa Kuma e relativa confezione

Di certo la qualità della penna è di altissimo livello, ed i materiali si distinguono nettamente dalle ordinarie resine plastiche che vengono usate da altri produttori anche per le loro edizioni limitate, ma se e quanto il prezzo sia adeguato lascio deciderlo a chi può essere interessato a questo tipo di penne, per cui nel solito rituale dei voti lascerò inespresso quello relativo al rapporto qualità/prezzo:

  • aspetto: 8.5 (semplice e lineare nelle forma, molto bello il legno)
  • scrittura: 9.5 (superscorrevole Sailor, peccato fosse un medio)
  • sistema di caricamento: 6.0 (una ordinaria cartuccia/converter)
  • qualità/prezzo: non espresso

Personalmente resto completamente disinteressato rispetto a tutte le edizioni limitate, compresa questa, ma riconosco comunque che in questo caso si tratta di una penna di sostanza, e legata ad una ricorrenza non proprio ordinaria, per cui mi permetto di segnalarla a fosse interessato a questo settore di mercato.

Al solito si ringraziano gli amici della Casa della Stilografica per aver messo a disposizione la penna e la confezione fotografate e per aver fornito le altre fotografie del modello dal loro sito.

Pelikan M101N

Scritto il 2 Luglio, 2011 | da | 1 Comment

Fra i produttori storici ancora presenti sul mercato, la Pelikan pare essere l’unica a voler prendere molto sul serio la sua storia passata, e già in precedenti occasioni si è distinta per una riedizione molto fedele agli originali di alcuni suoi modelli storici (nel caso la 100 e la 110).

Una Pelikan 101N antica

Una Pelikan 101N antica

Quella esaminata in questa recensione è un’altra riedizione, anch’essa estremamente fedele all’originale, di un modello successivo, la 100N. Si tratta di un modello che iniziò ad essere prodotto dal 1937 e presenta delle forme più stondate rispetto al predecessore 100 (la N infatti sta per nuovo) maggiormente adeguate al cambiamento di gusti verificatosi nel pubblico fin dall’inizio degli anni ’30. Delle varianti prodotte, quelle dotate di estremità rosse e celluloide tartarugata vennero denominate 101N. Un esempio di una versione antica è riportato nella fotografia precedente (l’esemplare differisce per la testa del cappuccio).

Una Pelikan-M-101N

Una Pelikan-M-101N

La riedizione, denominata M101N riprende sia forma che dimensioni che colori della versione originale (ad essere precisi un colore, quello tartarugato, la 101N venne prodotta in diverse varianti). Pertanto risulta essere una penna  di dimensioni medio/piccole, e relativamente corta, specie se chiusa, ma con il cappuccio calzato la lunghezza diventa analoga a quella di altri modelli (12.25 cm simile a quella che avrebbe una M400). Nonostante la dimensione possa sembrare ridotta la penna è estremamente maneggevole e perfettamente equilibrata in tutte le condizioni.

La 101N era in ebanite rosso-bruno per le estremità di corpo e cappuccio e per la sezione pennino,  mentre erano di celluloide color tartaruga la fascia decorativa e il cappuccio e di celluloide trasparente verde la parte finale del serbatoio. Nella riedizione detti materiali sono stati sostituiti da una moderna resina plastica mantenendo fedelmente i colori, per cui l’effetto cromatico resta lo stesso, con tutta l’eleganza che ha reso questo modello uno dei miei preferiti in assoluto nella produzione Pelikan. La riproduzione resta fedele fin nei più piccoli particolari, comprese le incisioni sul pennino che sono le stesse del modelli del 1937.

La penna è dotata, come la gran parte della produzione dell’azienda (e come l’originale) di quel caricamento a stantuffo che venne lanciato sul mercato nel 1929 proprio dalla Pelikan e che resta caratteristica distintiva di questa azienda. Questo le consente una notevole capacità di inchiostro, ben superiore a qualunque penna, anche di dimensioni maggiori, con caricamento a cartuccia.

Test scrittura Pelikan 101N

Un test di scrittura con una Pelikan 101N

Nella scrittura la penna si dimostra perfettamente scorrevole, l’esemplare era dotato di un pennino medio, con un flusso molto abbondante che lo rende simile ad un broad. Pur essendo rigido la sensazione di scrittura è molto piacevole, e anche se non ci sono variazioni di tratto significative il pennino risponde bene alla pressione senza impuntature, cosa che mi spinge a classificarlo come “molleggiato” (vedi http://www.fountainpen.it/Pennino).

La penna ha un prezzo di listino di 350 euro (ma si trova tranquillamente a prezzi al di sotto dei 300 325); non posso che esprimere il mio più vivo apprezzamento per il fatto che Pelikan abbia scelto, a differenza di quanto fatto con le precedenti riedizioni, di non fare una produzione limitata, cosa che avrebbe fatto lievitare il prezzo.

Come nelle altre recensioni mi piego al rituale del giudizio espresso in voti, e come sempre invito il lettore a prenderli con la dovuta cautela, dato che derivano dagli opinabilissimi gusti personali del sottoscritto:

  • aspetto: 9.0 (non sarà originale, ma è grande classico)
  • scrittura: 8.5 (comoda e  scorrevole, ma troppo spessa per i miei gusti)
  • sistema di caricamento: 9.5 (stantuffo: funzionale e con tanto inchiostro)
  • qualità/prezzo: 9.0 (costo più che adeguato al tipo di penna)

In conclusione si tratta di una penna di assoluto rilievo, molto bella ed adattissima all’uso di tutti i giorni, ad un prezzo che se non è certamente economico è comunque adeguato al tipo di oggetto, ed assolutamente concorrenziale nei confronti dei prodotti dei concorrenti.  Personalmente mi è molto piaciuta e a volergli trovare un difetto per forza posso solo lamentarmi che non sia possibile averla con un pennino flessibile.

Al solito si ringraziano gli amici della Casa della Stilografica per aver messo a disposizione la penna con cui sono state eseguite le prove di scrittura e per aver fornito la fotografia del modello usata nell’articolo e Roberto (utente robertov del forum di FountainPen.it) per la foto dell’esemplare antico.

Nettuno Superba

Scritto il 18 Giugno, 2011 | da | No Comments

La Nettuno di Bologna vanta, proclamandosi fondata nel 1911, di essere il più antico produtore di stilografiche d’Italia. La data è ricavata dal bozzetto di una pubblicità con questo marchio risalente a questo anno, però Letizia Iacopini, in “La storia della stilografica in Italia 1900-1950″, riporta che negli archivi della Camera di Commercio di Bologna la fondazione dell’azienda risulta in data 1916. Cosa che fa dubitare fortemente che la ditta abbia davvero fatto partire una produzione propria di stilografiche nel 1911.

Ma indipendentemente dalla reale data di fondazione (che per quanto mi riguarda resta il 1916) resta il fatto che la Nettuno è stato uno dei primi marchi italiani ad entrare sul mercato, ancorché la produzione sia sempre risultata piuttosto limitata rispetto a grandi aziende come la Omas o la Aurora, essendo legata alle attività della famiglia Vecchietti, titolare di uno storico negozio di penne e cancelleria nel centro di Bologna.

Nonostante questo le penne Nettuno restano molto interessanti, sia sul piano storico che su quello qualitativo. Il modello considerato più significativo della produzione di questa azienda è appunto la Nettuno Superba oggetto di questa recensione, introdotta all’incirca nel 1936.

Si tratta di una penna con caricamento a pulsante di fondo, realizzata in celluloide marmorizzata verde. Lo stile è affusolato e liscio, a differenza di buona parte dei modelli dello stesso periodo che riprendevano senza troppa originalità la lavorazione sfaccettata copiata dalla Doric della Eversharp.

Ma ciò che contraddistingue di più questo modello è una decorazione estremamente sofisticata che è fra le più eleganti di quel periodo, con una banda lavorata con motivi a quadri fra anellini posta sul cappuccio,  ma soprattutto con l’uso di una serie di coppie di anellini dorati posti alle varie estremità della penna (fondello, testa del cappuccio termine del corpo vicino alla giuntura sul cappuccio).

Le dimensioni sono ordinarie, la penna chiusa è lunga circa 12.5 cm,  e larga 1.1 cm, e risulta molto maneggevole ed equilibrata. Le condizioni di conservazione, a parte la perdita di doratura sulla pallina della clip, sono eccellenti.

Test scrittura Nettuno Superba

Test di scrittura di una Nettuno Superba

Il pennino, marchiato “Nettuno A.C.V. 14Kt” e un fine tendente all’extra-fine, non è particolarlmente flessibile, ma risponde alla pressione con un leggero allargamento del tratto, come si può constatare dalle prove allegate.

In definitiva si tratta di una penna di grande qualità, e piuttosto rara non tanto per meriti propri quanto per la scarsa diffusione della produzione dell’azienda, che resta pur sempre un produttore minore operante solo sul mercato italiano (molto concentrato sulla regione di origine e legato al negozio bolognese della famiglia Vecchietti).

Sailor Sapporo

Scritto il 6 Giugno, 2011 | da | 6 Comments

La Sailor è una delle più antiche e prestigiose aziende produttrici di penne stilografiche del Giappone, le sue origini risalgono infatti al 1911 quando il fondatore Kyugoro Sakata iniziò una produzione di penne stilografiche essendo rimasto colpito da questo oggetto, visto nelle mani di un marinaio inglese (da questo originerebbe il nome dell’azienda, anche se non esistono conferme documentali, e non si sa quanto si tratti di verità o leggenda) .

Pur non essendo la più antica azienda Giapponese (si ritiene che questo primato vada alla SSS, non più attiva) lo è se si considerano quelle attualmente presenti sul mercato, e precede la più famosa Pilot di ben 7 anni (tanto che pare che il nome di quest’ultima sia stato scelto, indicando il pilota di una nave, proprio in contrasto con quello della Sailor).

Da sempre la specialità della Sailor sono i pennini, ed in particolare per le raffinatissime lavorazioni del maestro Nobuyoshi Nagahara con i quali ha riscosso una fama internazionale. Ma al di là della produzione di elite, la qualità dei pennini dell’azienda è di assoluto rilievo anche per la produzione più economica, e le penne della Sailor stanno riscuotendo un meritato successo proprio in forza della straordinaria scorrevolezza con cui scrivono, cosa che sta causando una rinnovata attenzione ad una azienda fino a pochi anni fa praticamente sconosciuta in Italia.

Pur non amando la produzione moderna non ho perso l’occasione di fare alcune prove, ed essendo come sempre interessato a penne da usare tutti i giorni, mi sono orientato su una Sailor di fascia più bassa (il costo si aggira intorno ai 150 euro) che fosse comunque dotata di pennino in oro.

Sailor Sapporo nera

Una Sailor Sapporo in resina plastica nera

Si tratta della Sailor Sapporo (il cui nome completo dovrebbe essere Professional Gear Slim), una penna di dimensioni medie realizzata in resina plastica, disponibile in diversi colori, anche trasparente, dotata, come quasi tutta la produzione dell’azienda (soltanto la Realo è fornita anche con caricamento a stantuffo) di caricamento a cartuccia o converter.

Test scrittura Sailor Sapporo

Test di scrittura di una Sailor Sapporo

La penna usata per le prove di scrittura qui riportate era dotata di un pennino fine, che come avviene per la gran parte della produzione giapponese equivale ad un extra-fine europeo. La penna è ben equilibrata sia con che senza cappuccio, e la scrittura, nonostante la punta estremamente sottile, è risultata di una scorrevolezza ineccepibile.

Il risultato illustrato potrebbe sembrare scarsamente significativo, ma quello che non si nota ad una osservazione superficiale dall’immagine è la dimensione del testo: la quadrettatura del foglio infatti è di 2mm, e non dei 5mm ordinari (si riporta di seguito un confronto con a fianco un normale foglio a quadretti).

Confornto con quadrettatura ordinaria

Test confrontato con una quadrettatura ordinaria

La cosa strabiliante è stata la straordinaria scorrevolezza del pennino nella scrittura e la nitidezza del risultato, ottenuta nonostante avessi delle serie difficoltà a vedere quello che stavo scrivendo per le dimensioni ridottissime del testo. Probabilmente se avessi usato una lente mi sarei potuto spingere anche a dimensioni inferiori.

Cercherò di nuovo di non sottrarmi al solito rituale del giudizio espresso in voti, ricordando come sempre al lettore di prenderli con la dovuta cautela, essendo il risultato dalle opinabilissime preferenze personali dell’autore:

  • aspetto: 7.0 (linea semplice, non particolarmente originale)
  • scrittura: 9.9 (perfetta, manca solo che sia flessibile…)
  • sistema di caricamento: 6.0 (una ordinaria cartuccia/converter)
  • qualità/prezzo: 9.0 (costo più che adeguato per penna con pennino in oro)

In conclusione nonostante la penna esaminata non presenti nessuna caratteristica rilevante  sul piano stilistico e sia dotata del più ordinario dei sistemi di caricamento, non se ne può che sottolineare la straordinaria qualità nella funzione più importante della penna, quello dello scrivere.

Si ringraziano gli amici della Casa della Stilografica per aver messo a disposizione l’esemplare della penna con cui sono state eseguite le prove di scrittura e per aver fornito la fotografia usata nell’articolo.

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