Penciclopedia

Se la penna vi interessa più della spada

Un pensionato “inventivo”

Scritto il 16 Settembre, 2012 | da | No Comments

Brevetto Crescent Filler

Il brevetto del Crescent Filler

Proseguo nella serie di curiosità trovate nelle ricerche compiute nell’archivio brevetti americano fatte in occasione della riorganizzazione delle pagine dei brevetti pubblicate sul wiki.

Roy Conklin, fondatore della omonima casa americana, riveste un ruolo fondamentale nella storia della stilografica, dato che è l’inventore del primo sistema di caricamento automatico davvero pratico, il Crescent filler. La storia narra che nel 1904 si sia ritirato andando in pensione dopo aver ceduto tutte le quote dell’azienda che aveva fondato.

Ma a quanto pare l’inventore perde il pelo ma non il vizio, dato che nelle mie ricerche sui brevetti son saltati fuori, non risultanti in tutte le indicizzazioni note finora, altri brevetti intestati direttamente a lui, tutte varianti sul tema del crescent filler, richiesti ed ottenuti dopo il 1904. Per chi fosse curioso di veder cosa si è inventato il prolifico “pensionato” questi sono:  US-756778, US-799777, US-814520.

Una Duofold “arlecchino”

Scritto il 7 Settembre, 2012 | da | No Comments

Una Duofold “arlecchino”

Nella ristrutturazione effettuata delle pagine dei brevetti del Wiki di FountainPen.it, mi è capitato di trovare una lunga serie di brevetti semisconosciuti con caratteristiche molto  interessanti.

Uno di questi è il brevetto di design statunitense n° D087792 del 1932, chiesto e ottenuto da Russel C. Parker (altro discendente del fondatore della nota azienda) per una Duofold realizzata in tante striscie di materiali diversi, ribattezzata da me, forse un po’ sommariamente, Duofold arlecchino.

Non mi è noto se della penna sia stato prodotto o meno qualche esemplare (che sarebbe di certo risultato di grande interesse), e trovato oggi avrebbe probabilmente anche in valore monetario di estremo rilievo. Ma se una la Duofold del brevetto citato non è stata mai prodotta mi piace pensare che lo stesso disegno a strisce orizzontali sia rimasto nella testa di Russel Parker quando qualche anno più tardi ottenne un altro brevetto (n° D089449) per il progetto stilistico di un’altra penna, questa sì entrata nella storia della stilografica, e nettamente più facile da trovare…

Una Parker Vacumatic

Una Parker Vacumatic

 

PS: una versione della penna è nota, anche se solo “bicolore”. La penna apparteneva a Kenneth Parker, figlio del fondatore e presidente della Parker, e la si può vedere su questa pagina. Si ringrazia sanpei (www.zona900.it) per aver fatto notare la cosa sul forum.

Chi ha inventato il caricamento a levetta?

Scritto il 1 Settembre, 2012 | da | No Comments

Brevetto di W, A. Sheaffer per il caricamento a levetta

Il brevetto n° 896861 per il caricamento a levetta

Se per rispondere alla domanda si facesse ricorso ad uno qualunque dei più diffusi libri sulle stilografiche non vi è dubbio che la risposta fornita non potrebbe che essere: la Sheaffer. La ditta infatti è diventata famosa ed ha costruito le sue fortune proprio per aver immesso sul mercato nel 1912 quello che è uno dei sistemi di caricamento di maggior successo, senza ombra di dubbio quello adottato dal maggior numero di produttori.

La storia dell’azienda proclama che W. A. Sheaffer, gioielliere, inventò questo caricamento nel 1907, brevettandolo l’anno successivo, (Brevetto statunitense n° 896861 riportato in figura) e poi investì tutto quello che aveva nella realizzazione della prima penna dotata di questo semplice ed efficace sistema di caricamento.

Ma se è vero che la prima penna con caricamento a levetta ad arrivare sul mercato è stata una Sheaffer, non è affatto vero che il primo ad inventarlo sia stato lui. Anzi la cosa è totalmente falsa, come attesta in maniera inequivocabile questo ulteriore brevetto, ottenuto nel 1903 da John Barnes, che descrive un sistema di caricamento a levetta forse anche più sofisticato di quello dello stesso Sheaffer. E se poi si volesse esser pignoli, si potrebbe addirittura andare indietro di altri 10 anni, in Svezia, per il brevetto (n° 5380) di J. A. Johansson.

Brevetto di Barnes del 1903

Brevetto di Barnes del 1903, per un caricamento a levetta

Ed infatti a nulla valsero i tentativi di W. A. Sheaffer di impedire ai concorrenti di usare il suo sistema, la Waterman lo adottò per tutti i suoi modelli (ovviamente in versione diversa) fin dal 1915, avvalendosi anche proprio del brevetto di John Barnes che venne acquisito in un secondo tempo, come risulta da una nota di chiarimento in calce allo stesso.

Ma anche se l’idea di Sheaffer non era assolutamente originale, resta il merito dell’intraprendente gioielliere di averla portata sul mercato prima degli altri, e di aver dato seguito con una realizzazione  concreta al suo brevetto, cosa che non si può dire essere avvenuta per molte altre idee, magari altrettanto innovative se non di più, che, per ragioni che resteranno probabilmente ignote, non sono mai uscite dalla carta dell’uffico brevetti.

La bufala enigmistica

Scritto il 20 Agosto, 2012 | da | No Comments

La arcinota storiella, completamente inventata, della macchia di inchiostro che fa perdere un contratto all’ingegnoso assicuratore Lewis Edson Waterman creando la spinta per fargli creare le sue penne, pare davvero immortale. Stavolta, come mi segnala Stefano, è addirittura il noto periodico “La Settimana Enigmistica” (cui peraltro resto affezionato sin dall’infanzia essendo uno dei pochi settimanali intelligenti pubblicati in Italia) a perpetrarla ulterioriormente nel numero appena pubblicato…

La solita bufala della macchia di inchiostro

Come la Settimana Enigmistica ripropone la storiella

Che dire, dispiace davvero per la caduta di stile, e sarà anche una lotta contro i mulini a vento, ma intanto gli ho scritto chiedendo una rettifica, vedremo se saranno sufficientemente attenti da rispondere. Nel frattempo proporrei di ribattezzare la rubrica “Strano ma falso…

Recensione Aurora 88 Black Demonstrator

Scritto il 22 Giugno, 2012 | da | No Comments

Negli ultimi tempi sembra essersi diffusa in maniera abbastanza ampia un tendenza stilistica che porta a privilegiare la produzione di penne con il corpo trasparente, per le quali è possibile vedere i dettagli del meccanismo di funzionamento. Spesso si fa riferimento a questo stile con il nome anglosassone di “demonstrator” dato che questo tipo di modelli venivano un tempo creati come oggetti promozionali, da dare ai rappresentati per illustrare ai clienti i meccanismi di funzionamento delle stesse. Delle penne “dimostrative“, appunto.

A causa della loro rarità, almeno nei modelli d’epoca, le versioni demonstrator sono in genere molto ricercate dai collezionisti e raggiungono prezzi talvolta elevatissimi, e forse c’è in parte anche questo aspetto (come obiettivo neanche tanto recondito visto certi prezzi) nella fioritura attuale di questi modelli, che però di dimostrativo hanno ben poco, essendo in questo penne prodotte per la vendita e l’uso comune, come i modelli normali.

Nonostante questo una penna che mostra tutti i propri dettagli interni pare avere un fascino tutto suo, che evidentemente viene apprezzato dagli acquirenti, dato che molte aziende hanno prodotto versioni trasparenti dei propri modelli più importanti. Personalmente non sono un particolare estimatore di questo tipo di estetica, ma neanche la trovo sgradevole come invece pare risultare a qualcuno.

Aurora 88 Black Demonstrator

Aurora 88 Black Demonstrator

Fra le varie penne demonstator che ho visto devo dire però che la penna oggetto di questa recensione, la Aurora 88 Black Demonstrator, risulta quella che mi ha colpito di più sul piano visivo. Si tratta infatti di una penna in plexiglas con finiture in acciaio brunito nero, ed anche, cosa assai più complessa da ottenere, con un pennino in oro 18 carati dello stesso colore. L’aspetto complessivo potrà piacere o meno (e devo dire che a me piace), ma non si può non riconoscere che è di sicuro impatto e che qualità della lavorazione, in particolare della brunitura, è superlativa.

Per il resto si tratta di un modello, l’Aurora 88, di sicuro valore, erede (sia pure con notevoli differenze) di quella che probabilmente è stata la penna italiana più venduta di sempre. Le linee sono quelle classiche affusolate dell’originale, ma in questo caso il pennino è normale e non coperto come nella versione del 1947. La penna è di dimensioni generose ma non esagerate, perfettamente equilibrata, e utilizzabile benissimo sia con che senza cappuccio.

88Black daemon

Test di scrittura di una Aurora 88 Demonstrator Black

Nel test di scrittura il pennino, rigido, si è dimostrato estremamente scorrevole, con una grande piacevolezza di scrittura, che si avvicina parecchio a quella dei concorrenti giapponesi. Il flusso era corretto e preciso e senza nessuna incertezza. Pur essendomi limitato ad una prova per intinzione l’impressione è stata davvero molto positiva, ed il fine, pur non essendo sottilissimo, si è comunque dimostrato tale.

Alla fine si tratta di una penna di grande impatto visivo ed ottima qualità, se devo trovargli un difetto posso solo dire che è una edizione limitata e per questo di un costo non trascurabile. Ma a differenza di tante edizioni limitate che si vedono oggi, non sono stati aggiunti orpelli inutili o decorazioni pacchiane.

Concludo con il solito rituale dei voti, al solito indicativi  più che altro delle preferenze e gusti personali del recensore:

  • aspetto: 8.5 (linea classica, finiture e lavorazione di qualità assoluta)
  • scrittura: 8.5 (molto scorrevole e con flusso corretto)
  • sistema di caricamento: 9.0 (il classico stantuffo e con la riserva magica Aurora)
  • qualità/prezzo: 7.5 (non economico, da edizione limitata)

In definitiva si tratta di una penna classica nelle forme ma molto originale nel contrasto cromatico fra il nero brunito delle parti metalliche e dei meccanismo interni ed il trasparente del corpo e del cappuccio, di assoluta qualità realizzativa e che scrive in maniera eccellente. Peccato che sia una edizione limitata…

Come sempre si ringraziano gli amici della Casa della Stilografica per aver messo a disposizione l’esemplare della penna con cui sono state eseguite le prove di scrittura e per aver fornito le fotografie usate nell’articolo.

Il più antico produttore di stilografiche italiano

Scritto il 2 Giugno, 2012 | da | 2 Comments

Queste considerazioni nascono dalla rilettura del secondo numero di Penna Vintage, che oltre alla canonica ripubblicazione di bufale del passato, di cui ho già parlato in precedenza, contiene un’altra affermazione contestabile sul piano storico. A pag.49 nel recensire una splendida rientrante laminata della Stilus, viene infatti affermato:

forse prima azienda italiana a occuparsi di penne stilografiche

A quanto pare l’estensore di quella sezione pare avere una stima un po’ esagerata per le aziende torinesi, dato che già nel primo numero se ne era uscito con la strampalata (e completamente infondata) attribuzione della produzione iniziale della Omas alla SAFIS. Stavolta l’affermazione è introdotta da un dubitativo, ma è nondimeno altrettanto infondata.

Una fattura Stilus del 1929

Non esiste infatti nessun forse sul fatto che la Stilus possa essere il primo produttore di stilografiche italiano, grazie al ritrovamento di una fattura originale da parte di Francesco Gargiulo abbiamo infatti una data precisa per l’origine della ditta, attestata dalla stessa nei propri documenti: il 12 Aprile del 1917.

Nonostante la ditta in quella fattura si proclami come prima fabbrica italiana di penne stilografiche (cosa che faranno comunque molte altre) ci sono almeno due date di fondazione antecedenti, quella della Nettuno, che come illustrato nel testo di Letizia Jacopini risulta registrata alla Camera di Commercio di Bologna nel 1916, e quella della Tibaldi, anch’essa fondata in quell’anno.

E se per la Nettuno si può obiettare che almeno la produzione iniziale era familiare (sempre secondo quanto riportato dalla Jacopini si trattava del semplice assemblaggio dei pezzi fatto in casa del fondatore Vecchietti), nel caso di Tibaldi si tratta di fabbrica vera e propria. Pertanto il “forse” non ha nessuna sussistenza e di certo la Stilus non è il primo produttore di stilografiche in Italia.

Resta però alquanto incerto determinare chi lo sia a questo punto. Delle date di fondazione attribuite o autoattribuitesi per gli altri produttori storici più noti (Aurora, Columbus, Ancora, Montegrappa, Elmo, Nettuno, Omas, Tibaldi) solo tre sono antecedenti. Una è quella della citata Nettuno, che sposta indietro le sue origini alla data rinvenuta su un bozzetto (1911), ma in questo caso carta canta e la Camera di Commercio dà una data diversa e incontestabile (1916).

Molto meno chiara è la situazione della Montegrappa/Elmo, fondata sì nel 1912, ma come fabbrica di pennini e non di penne, ed ovviamente non ci si può proclamare produttori di stilografiche prima di averle effettivamente prodotte per conto proprio. In questo caso non esiste una data certa dell’inizio della produzione, ma in genere questa viene considerata comunque più tarda e posta negli anni ’20. L’unico dato certo è che la prima registrazione di un marchio per le stilografiche Montegrappa origina al 1925, molto più tardi rispetto al primo marchio Stilus, che è del 1919.

Il primato della Montegrappa è pertanto alquanto contestabile e poco verosimile. Resta quindi la Tibaldi, nata nel 1916, che a questo punto andrebbe a competere con la Nettuno. Ma per quanto la mia fiorentinità tenda a favorire l’azienda di casa, i dati storici dell’Archivio Centrale dello Stato costringono a riconoscere ad altri il primato.

Una Uhlmann’s Eterno (foto Fabio Balestri)

Il primo marchio registrato in Italia di un produttore noto è infatti della Uhlmann’s Eterno, azienda milanese fondata nel 1902 da Emil Uhlmann. Il marchio Eterno infatti ha la data del 1912 e lo stesso anno sono stati depositati altri due marchi (Famos e The Royal) che riportano inconfondibilmente la dicitura “fountain pen”.

Benché anche in questo caso non sia nota una data di inizio della produzione, che in genere viene indicata, in maniera assai approssimativa, intorno agli anni ’20, la scontata osservazione che non si registra un marchio di stilografiche se poi non le si vendono, ed il fatto incontestabile che esista una produzione con marchio Eterno, consente di spostare l’inizio della produzione molto più indietro rispetto a qualunque altra azienda italiana, e se non costituisce una prova definitiva, è comunque una indicazione molto forte del fatto che il miglior candidato al titolo di primo produttore italiano di stilografiche sia proprio la Uhlmann’s Eterno.

Perseverare è …

Scritto il 20 Maggio, 2012 | da | 1 Comment

Circa un mese fa è uscito il secondo numero di Penna Vintage, e nonostante vari contenuti interessanti mi sono trovato di fronte di nuovo alla situazione assai poco gradevole del primo numero, di cui mi era capitato di parlare quando uscì.

Nella sezione dedicata alla ripubblicazione dei vecchi articoli storici comparsi nei primi numeri di penna viene infatti riportata in tutta la sua magnificenza la seconda delle bufale più note della storia della stilografica, che per la sfrontatezza dell’invenzione batte probabilmente anche la prima. A questo punto si può ragionevolmente sperare che il prossimo numero sia libero da bufale: quelle più importanti ormai sono state riproposte tutte.

Per inquadrare il punto si tratta dell’articolo pubblicato a pagina 41 dove viene riportata la ormai arcinota panzana per cui la Wahl Eversharp avrebbe iniziato le sue attività producendo le matite meccaniche Eversharp avendo acquisito i diritti di una invenzione del 1912 di Tokuji Hayakawa, padre della Sharp. Come illustrato in un precedente articolo questa storia è totalmente inventata, probabilmente da Cliff Lawrence, e le matite Eversharp vennero invece inventate da Charles Keeran.

Stavolta però nell’introduzione della sezione “C’era una volta su penna” (pag. 39), fa spicco un paragrafetto laterale in rosso che si conclude con il testo seguente:

Alla luce delle recenti scoperte, il lettore più attento potrà così confrontare le informazioni di ieri con quelle di oggi, per illuminare con maggiore precisione la strada che abbiamo davanti.

A quanto pare dopo le rimostranze dell’altra volta relative alla pubblicazione della prima bufala, cui era stato risposto che gli articoli servivano solo a celebrare la rivista, qualcuno pare essersi accorto di aver pubblicato o di stare pubblicando delle informazioni notoriamente false ed ha cercato di metterci una qualche forma di pezza preventiva.

Ma francamente trovo questo testo un tentativo davvero patetico di coprire o la propria abissale ignoranza o, più probabilmente, la pusillanimità consistente nel pubblicare informazioni notoriamente errate senza avere il coraggio di segnalarle onestamente. Se si voleva illuminare davvero la strada che abbiamo davanti si sarebbe dovuto specificare con chiarezza l’articolo contente le informazioni ormai superate.

Se non altro trovo che l’incipit del suddetto paragrafo sia molto più corretto, quando afferma in maniera enfatica:

La storia si ripete ma Penna Vintage ripropone solo il meglio.

In effetti in tema di bufale è stato riproposto esattamente il meglio …

Recensione Nettuno Docet

Scritto il 12 Maggio, 2012 | da | No Comments

In occasione del (presunto) centesimo anniversario della Nettuno, la Aurora ha prodotto una ri-edizione speciale limitata di un modello storico di questa azienda, la Docet. Mettendo da parte tutti i dubbi (alquanto seri) sulla attendibilità del centenario (scarsa dato che Letizia Jacopini riporta nel suo libro che l’azienda risulta fondata, nei documenti della Camera di Commercio di Bologna, nel 1916), la Docet si va ad iscrivere in quella lista, assai corta peraltro, di riedizioni fatte con cura e con attenzione al mantenere lo stile e le caratteristiche del modello originale.

Nettuno Docet

Nettuno Docet – Brown

Per questo, anche se trovo antipatica la consuetidine di attribuirsi un’età maggiore di quella effettiva, e non apprezzo le edizioni limitate, tenuto conto che difficilmente festeggeranno il centenario nel 2016, quando forse sarebbe più corretto dal punto di vista storico, ho comunque deciso di recensire la penna.

Nettuno Docet

Nettuno Docet – Bordeaux

Il materiale della penna è una resina plastica che imita i colori delle celluloidi antiche. Il materiale ha una ottima consistenza è leggero ma da una buona impressione di solidità. I colori, 4, per ciascuno dei quali sono stati prodotti 100 esemplari, sono molto belli. Anche se si tratta di una variante della attuale versione della Aurora 88 la penna riprende in maniera abbastanza fedele le linee originali, e presenta una linea semplice ed elegante senza inutili orpelli.

Il caricamento è il classico stantuffo, con il meccanismo della riserva magica creato dall’Aurora nel 1963 ed una finestrella trasparente per la visualizzazione del livello di inchiostro. Le finiture sono accuratissime e la qualità costruttiva della penna è ineccepibile.

La penna è dotata di un pennino in oro a 14 carati marchiato Nettuno, in oro bianco per le versioni  Grigie e Bordeaux, disponibile nelle misure F, M e B. La versione che ho provato era equipaggiata con un pennino M risultato estremamente scorrevole, aiutato in questo da un flusso fin troppo abbondante che rende il tratto equivalente a quello di un broad di altre marche. Rimpiango di non aver potuto provare un F, ma a giudicare dal flusso non sarei comunque stato molto soddisfatto, la mia preferenza per i fini in questo caso viene a scontrarsi con l’eccessiva abbondanza del flusso.

Test scrittura Nettuno Docet

Test scrittura Nettuno Docet

La scrittura comunque è risultata gradevole nonostante lo spessore che per i miei gusti è davvero troppo ampio ed un pennino assolutamente rigido. Però è molto facile ottenere una grande scorrevolezza aumentando il flusso di inchiostro, e per le mie preferenze inizio a considerare tutto questo come uno stratagemma un po’ troppo semplice a spese dell’utente (ad esempio in termini di quantità di inchiostro che dovrà consumare…) rispetto a chi riesce ad ottenere gli stessi risultati con un flusso meno abbondante.

Riassumendo la valutazione in voti, al solito indicativi delle preferenze e gusti personali del recensore (specie quelli relativi al flusso di inchiostro):

  • aspetto: 8.5 (linea semplice, finiture e lavorazione di qualità assoluta)
  • scrittura: 7.5 (iperscorrevole, ma il flusso è davvero eccessivo)
  • sistema di caricamento: 9.0 (il classico stantuffo e la riserva magica)
  • qualità/prezzo: 8.0 (buono nonostante sia una edizione limitata)

In definitiva si tratta di una penna certo economica, ma di grandissima qualità costruttiva, con una linea classica e gradevole e comunque con un prezzo inferiore alla media delle edizioni limitate che in genere si fanno pagare molto salata questa caratteristica. Ma se avesse avuto un flusso di inchiostro un pelino più equilibrato l’avrei gradita molto di più.

Come sempre si ringraziano gli amici della Casa della Stilografica per aver messo a disposizione l’esemplare della penna con cui sono state eseguite le prove di scrittura e per aver fornito le fotografie usate nell’articolo.

Resoconto Alpa Adria Pen Show 2012

Scritto il 4 Maggio, 2012 | da | No Comments

Lo scroso 23 Aprile si è svolto a Trieste la quindicesima edizione dell’Alpe Adria Pen Show, organizzato come negli anni precedenti dal Comitato Trieste Scrittura nella persona dell’infaticabile Enrico Lena. Come lo scorso anno il Pen Show si svolgeva presso l’Hotel NH, ma stavolta invece che nella hall dell’albergo, in un salone dedicato, molto ampio e luminoso.

Una ventina gli espositori presenti, con alcune partecipazioni estere (dalla Svizzera e dalla vicina ex-Jugoslavia), e con la sponsorizzazione di alcune aziende (Parker, Waterman e Pelikan) che hanno a loro volta offerto i premi per il concorso di disegni sul tema della penna stilografica, rivolto agli studenti locali, la cui premiazione, con la presenza del sindaco, si è svolta durante il pomeriggio, e che ha portato alla partecipazione di un nutrito gruppo di giovani con i loro genitori. Una iniziativa molto interessante, volta a creare interesse verso il mondo della stilografica, che si spera possa dare buoni risultati negli anni futuri.

Ma non essendo molto interessato alle stilografiche moderne, la mia attenzione si è rivolta principalmente alla vasta esposizione di penne antiche. In questo caso, rispetto alla tendenza classica degli altri Pen Show, e forse anche per la vicinanza al confine e la maggior partecipazione di espositori stranieri, la solita predominanza delle marche italiane è risultata alquanto sminuita, e ho avuto modo di apprezzare degli interessanti esemplari di Pelikan e Montblanc.

Ma la penna probabilmente più interessante resta la Uneman mostrata nelle foto precedenti. Benché meno nota con questo nome, e molto di più con quello di Pullman (usato nella comercializzazione fattane dalla ditta francese Meteore) questa penna costituisce probabilmente il primo esempio, precursore con oltre trenta anni di anticipo della Pilot Capless, di penna senza cappuccio.  La penna infatti si apre premendone la parte posteriore che scorre rispetto al corpo esterno esterno,  facendo fuoriuscire il corpo interno con il pennino attraverso uno sportellino.

La penna venne introdotta sul mercato nel 1932 ben due anni prima della tanto esaltata Asterope della Aurora che cercava di ottenere lo stesso risultato: assenza del cappuccio ed apertura con una sola mano. Ma rispetto a questa risulta anche molto più funzionale, specie per il caricamento, un normalissimo sistema a pulsante di fondo, semplicemente accessibile svitando un fondellino, cosa che rende possibile caricare la penna senza doverla aprire (in pratica smontare) come avviene per l’Asterope.

Una penna assai rara e molto interessante, come le chiacchierate con Fabio, unico altro membro della pattuglia della premiata “Associazione segreta collezionisti del Granducato di Toscana” con cui abbiam condiviso viaggio ed esperienza del Pen Show, e con Roberto, che ci ha dato un sacco di informazioni sulle Montblanc e sulle tecniche di restauro di cui è un grandissimo esperto. Sicuramente un Pen Show estremamente interessante, che si candida ad essere il più partecipato, sia in termini di espositori che di visitatori, fra quelli italiani.

Foto Pen Show Trieste 2012

Scritto il 24 Aprile, 2012 | da | 1 Comment

Una serie di foto del Pen Show di Trieste, svoltosi il 23/4/2012 all’hotel NH.Seguirà un resoconto a breve.

« go backkeep looking »
  • Random Image

    Milano2017-28 Brescia2017-03 CollezionePrivata2017-29 Norimberga2022-19
  • Meta

  • Pagine

  • Ringraziamenti

    Si ringrazia Truelite Srl, azienda specializzata in consulenza, formazione e sviluppo su Linux e software libero, per l'ospitalità fornita al sito.
  • Licenza

    Blog sotto licenza Creative Commons Attribution-ShareAlike 3.0 License
    Creative Commons License