Penciclopedia

Se la penna vi interessa più della spada

Recensione Lamy CP1

Scritto il 24 Settembre, 2013 | da | No Comments

Torno ancora una volta sulla Lamy, una delle marche più interessanti nella produzione attuale, per recensire un modello, la CP1, che mi pare ingiustamente sottovalutato. Sarà la mia tendenza a fare il bastian contrario, ma trovo apprezzabile che di fronte ad una tendenza di mercato che sembra nettamente orientata verso penne imponenti di grandi dimensioni, venga ancora prodotta una penna che fa di una linea sottile ed essenziale la sua caratteristica principale.

Lamy CP1

La Lamy CP1

La penna rientra a pieno nella filosofia produttiva della Lamy: uno stile minimalista con una grande qualità costruttiva, il tutto finalizzato a produrre strumenti di scrittura, destinati esattamente a questo scopo. Quindi nessuna concessione all’ostentazione, e linee essenziali e moderne. Per questo si tratta di una penna che può non piacere affatto rispetto alle tendenze attuali, ma che invece a me risulta estremamente gradevole.

La CP1 è una penna sottile, costitituita da un cilindro di alluminio anodizzato nero, opaco e ruvido,  senza nessuna decorazione, con una clip a molla in acciaio lucido di forma semplice e lineare. La sezione in plastica scura consente una presa sicura grazie alle scanalature riportate su di essa. Il tappo, nello stesso materiale del corpo, si chiude a incastro in maniera molto precisa. Il caricamento, (sarebbe stata una vera impresa fare altro, visto il diametro della penna) è a cartuccia/converter.

La penna è davvero leggera e perfettamente equilibrata, si impugna molto comodamente nonostante sia alquanto sottile. Viene dotata, visto anche il prezzo molto contenuto, dal pennino in acciaio in uso su tutte le penne di fascia bassa dell’azienda, a partire dalla Safari. Come per tutte le altre Lamy, nonostante si tratti di una produzione tutto sommato economica, le finiture sono eccellenti e la qualità della lavorazione è evidente.

Lamy CP1 - Test scrittura

Lamy CP1 – Test scrittura

L’esperienza di scrittura, e non potrebbe essere altrimenti essendo identici alimentatore e pennino, è la stessa delle altre Lamy della stessa fascia. Si tratta di penne che scrivono molto bene con un flusso equilibrato e senza salti anche nella scrittura veloce, come evidenziato nell’immagine precedente. Il pennino, come risulta dal test di scrittura, è rigido.

Come per le altre Lamy però c’é il difetto, per chi come me ama i tratti sottili, di un EF troppo abbondante (quasi un M) e la cui scorrevolezza, pur buona, resta nettamente inferiore a quella che si può trovare su una giapponese. Una differenza di scorrevolezza che si riduce drasticamente con i pennini nelle misure superiori, che però non rientrano nei miei gusti…

In definitiva si tratta di una penna che ha uno stile personale che non sfigura in nessun ambiente, è leggera e maneggevole, e promette, specie se non siete fissati con gli estrafini, di essere una comodissima compagna nelle proprie sessioni di scrittura. Ed infine, come tutte le Lamy, ha pure un ottimo rapporto qualità/prezzo.

Riassumo ancora una volta il giudizio con la inevitabile tabellina dei voti, con l’altrettanto inevitabile avviso che sono e restano puramente indicativi dei gusti del recensore…

  • aspetto: 8.5 (stile moderno semplice ed originale)
  • realizzazione: 8.5 (ottimo materiale, finitura e lavorazione ineccepibile)
  • scrittura: 7.0 (pennino scorrevole, tratto eccessivo per un EF)
  • sistema di caricamento: 6.5  (ordinario caricamento a cartuccia)
  • qualità/prezzo: 8.5 (ottimo rapporto qualità/prezzo)

Al solito i miei ringraziamenti a Marco Moricci della Casa della Stilografica che anche questa volta mi ha messo a disposizione la penna per eseguire le prove di scrittura e mi ha fornito le fotografie della stessa usate nell’articolo.

Pelikan M205 DUO Shiny Green

Scritto il 14 Settembre, 2013 | da | No Comments

Confezione completa

Confezione completa

Parecchio tempo fa, quando uscì,  non riuscii, per il successo che la fece sparire dal negozio quasi subito, a recensire la Pelikan M205 Duo, la versione trasparente (“Demonstrator” in realtà si dovrebbe usare solo per le penne dimostrative, non per le produzioni di serie) della M200 creata per l’uso del Highlighter Ink Giallo. Mi dovetti pertanto limitare a recensire l’inchiostro.

Stavolta, grazie alla gentilezza di Marco, sono riuscito a mettere le mani immediatamente  sulla nuova versione verde, detta appunto Shiny Green, che come la precedente viene venduta assieme ad una boccetta di inchiostro evidenziatore, anch’esso, come la penna, di colore verde.

Difficile dire qualcosa di particolarmente originale sulla penna, si tratta, plastica verde trasparente a parte, dell’ormai noto e diffuso modello M200 dell’azienda tedesca, una penna robusta, ottimamente realizzata, con caricamento a stantuffo. Una penna estremamente valida che ha avuto un meritatissimo successo.

In questo caso devo dire che il nuovo colore, un verde chiaro brillante, mi risulta assai più gradevole del precedente giallo acceso, ed esteticamente la penna, che mantiene le linee classiche ed equilibrate della M200, senza le esagerazioni decorative piazzate a vanvera nei modelli superiori, mi piace di più della versione gialla.

Pelikan M205 Shiny Green

Pelikan M205 Shiny Green

L’esemplare che ho provato era dotato di un generoso pennino BB in acciaio con punte di iridio, perfettamente adatto allo scopo principale della penna che è appunto quello di usarla con l’inchiostro evidenziatore allegato alla confezione, un verde brillante e luminescente, che presenta una notevole ombreggiatura.

L’inchiostro svolge egregiamente il suo compito, con qualche problemino riscontrato solo quando sovrapposto all’inchiostro liquido di un roller, come evidenziato dal test di scrittura sottostante, nel quale però non si apprezzano purtroppo i toni più chiari dell’inchiostro (nella scansione sono praticamente scomparsi). Si tenga presente inoltre che si è eseguita l’evidenziazione appena una ventina di secondi dopo aver fatto le scritte evidenziate.

Test scrittura Pelikan 205 Duo

Test scrittura Pelikan 205 Duo

Il pennino dimostra un’eccellente scorrevolezza ed flusso abbondante, anche troppo, ma in questo caso non posso certo considerarlo un difetto, anzi è di ausilio allo scopo della penna. Le dimensioni della penna sono medie e l’equilibratura è perfetta sia con che senza cappuccio calzato, ma queste non sono altro che le ottime caratteristiche comuni a qualunque M200.

Riassumo il giudizio con la solita (e forse noiosa) tabellina dei voti, con la solita (e sicuramente noiosa) avvertenza di prenderli come puramente indicativi dei gusti del recensore…

  • aspetto: 7.5 (stile classico e pulito, ma non particolarmente originale)
  • realizzazione: 7.5 (materiale semplice, finiture e lavorazione eccellenti)
  • scrittura: 8.0 (pennino scorrevole, flusso adeguato allo scopo)
  • sistema di caricamento: 9.0  (l’ottimo stantuffo Pelikan)
  • qualità/prezzo: 8.5 (un prezzo onesto, per una penna di qualità)

Al solito non posso esimermi dal ringraziare Marco Moricci della Casa della Stilografica che ha messo a disposizione l’esemplare della penna con cui sono state eseguite le prove di scrittura ed ha fornito le fotografie della stessa usate nell’articolo.

L’inventore della stilografica

Scritto il 7 Agosto, 2013 | da | 2 Comments

Il tema di chi sia l’inventore della penna stilografica è da sempre fonte di dispute, cui non è stato esente neanche un precedente articolo che ho dedicato all’argomento.

Gli americani tendono ad attribuirsi la creazione dell’oggetto, magari poi dividendosi fra i fautori dei primi produttori come Wirt, Waterman, Holland o Mabie Todd, citando vari precursori. Il brevetto americano più antico di penna a serbatoio pare comunque essere quello di M. Klein and Henry W. Wynne del 1867 al numero 68445.

In campo inglese si fa riferimento alle varie produzioni di penne a serbatoio fatte a Birmingham, considerata la patria dei pennini, a partire dalla realizzazione della produzioni industriale su vasta scala degli stessi che ebbe inizio intorno al 1830 con le attività di William Joseph Gillot, William Gillot, e James Stephen Perry.

Gli italiani invece tendono a fare riferimento alla penna disegnata da Leonardo da Vinci di cui è stata recentemente prodotta una riedizione, i tedeschi a una penna a serbatoio inventata da Daniel Schwenter descritta in una rivista del 1636. I francesi infine parlano del siphoide di Jean Beniot Mallat (del 1864) e di quello che è il primo brevetto noto riguardante una penna a serbatoio, ottenuto nel 1827 dallo studente rumeno Petrache Poenaru.

Il problema dei vari precursori, in particolare di quelli più antichi del 1800, è che si tratta in genere descrizioni abbastanza vaghe di oggetti che hanno assai poca attinenza a quello che oggi chiamiamo “penna stilografica”.
Fra tutti questi pretendenti quello che potrebbe aver più titolo, essendo supportato dalla presenza di un brevetto che ne dettaglia il funzionamento che per quanto ne so è il più antico fra quelli noti, è l’invenzione di Petrache Poenaru.

Il problema è che per capire quanto davvero la penna di Poenaru sia affine ad una stilografica come la si intende oggi, occorrerebbe poter leggere il brevetto, ma fino ad oggi di questo era nota solo una immagine a bassa risoluzione, che non consente la lettura del testo descrittivo, pubblicata su un sito rumeno che proclama di vendere la stessa invenzione attualizzata e quindi alquanto di parte nel proclamare la priorità della stessa.

Fino ad oggi appunto, infatti ieri sono riuscito a reperire le immagini originali del brevetto, ed a pubblicarle (adesso compare nella lista dei brevetti di FountainPen.it). La ricerca non è stata facile perché gli unici riferimenti erano la data, il 25 Maggio del 1827, un numero di brevetto, il 3208, ed il nome dell’inventore, Petrache Poenaru appunto. Solo che nell’archivio europeo dei brevetti il brevetto francese 3208 indica tutt’altro, non c’è niente in quella data riguardo le stilografiche e Petrache Poenaru non compare affatto.

Nel tentativo di cercare informazioni ho provato allora ad andare direttamente alla fonte francese, l’INPI (Institut National de la Propriété Industrielle), dove ho scoperto la presenza di un archivio storico dei brevetti francesi del 19° secolo, che comprende tutti i brevetti dal 1791 al 1900, molti dei quali non sono affatto presenti nel sito dell’EPO.

Immagine del Brevetto di Petrache Poenaru

Immagine del Brevetto di Petrache Poenaru

Ma anche qui la ricerca di Petrache Poenaru o del brevetto numero 3208 non ha dato alcun risultato. Come ultima spiaggia allora ho cercato tutti i brevetti del 1827 attinenti alla stilografica e… eccolo, un brevetto registrato il 25 Maggio 1827 a nome di Pierre Poyenar, per “Plume sans fin portative, s’alimentant d’encre d’elle même“. E’ bastato dare un’occhiata alle immagini per verificare che si trattava proprio del brevetto giusto, ed il nome infatti suona tanto come la francesizzazione di quello rumeno.

A questo punto mi son detto, dato che i brevetti sono pubblici, e che il sito fornisce un indirizzo di posta a cui chiedere, proviamo a sentire se mi fanno utilizzare le immagini (anche se l’applicazione web le fa vedere piuttosto male). Sono rimasto di sasso quando dopo neanche 5 minuti dall’invio della mia richiesta mi ha risposto il gentilissimo responsabile (Steeve Gallizia, che merita un ringraziamento pubblico), chiedendomi dettagli su quale brevetto era quello che mi interessava.

Per far la storia breve dopo un fitto scambio di email durato neanche un’ora mi è stato fornito uno zip con le scansioni originali in alta risoluzione e l’autorizzazione a riusarle a piacimento con la sola richiesta di citare la fonte da cui l’avevo ottenuta, gli archivi dell’INPI. Per chi fosse interessato anche in altre ricerche storiche (da quel po’ che ho visto ci sono un sacco di cose interessanti) il sito con la banca dati è http://bases-brevets19e.inpi.fr/.

Sempre grazie a Steeve ho inoltre appreso che il numero 3208, presente nella prima pagina del brevetto, è solo una numerazione interna fatta a suo tempo dall’amministrazione francese, dato che prima del 1844 i brevetti francesi non avevano nessun numero… Non c’è da stupirsi che le ricerche con quel numero fallissero.

Con un po’ di pazienza ho trasformato le immagini in un PDF di dimensione sufficientemente ridotta per la pubblicazione sul wiki, mantenendo un’ottima leggibilità. Il file è disponibile all’indirizzo:

http://www.fountainpen.it/File:Patent-FR-Poenaru.pdf

dove trovate anche la trascrizione del testo di descrizione (in francese, se qualcuno vuole tradurlo o rivederlo è il benvenuto).

Da quel po’ che posso capire nel mio arrugginito francese, l’invenzione è senz’altro originale, ma resta alquanto distante, almeno per la mia ottica, da quello che mi immagino quando penso ad una stilografica. Ma la pretesa di considerarla un serio precursore, ed il più antico per quanto riguarda il brevetto, è ben fondata, e l’idea principale, quella di usare una penna di oca o cigno come una sorta di cartuccia per l’inchiostro cui attaccare una punta scrivente è molto interessante.

Trovo però assai difficile che si possa considerare Petrache Poenaru (alias Pierre Poyenar) come l’inventore della stilografica; l’assunzione mi sembra un po’ esagerata. La sua era di certo una penna a serbatoio, ed in quel senso la pretesa è corretta, ma se tutto quello che basta è avere un serbatoio allora ci sono molte tracce precedenti di penne a serbatoio, risalenti fino all’ottavo secolo.

Di certo la sua invenzione viene prima di altre proposte analoghe e come precursore mi sembra molto più vicino al risultato finale di altre invenzioni successive. Ma altrettanto certamente è parecchio lontana da quello che io considero essere una stilografica (ad esempio non prevede un pennino fisso, e per alimentare la punta occorre strizzare il corpo).

La sua penna inoltre non ebbe, come gli altri precursori successivi, una gran diffusione, e non diventò mai uno strumento di scrittura di uso comune. Probabilmente nel 1827 un oggetto del genere risultava poco funzionale rispetto ad un semplice pennino da intizione e all’epoca il rapporto costi/benefici era svantaggioso e la necessità di avere una penna da portarsi in tasca non troppo rilevante nella vita di tutti i giorni. Senz’altro risultava assai più scomoda ed inaffidabile della classica matita. Forse Poenaru era troppo in avanti rispetto ai suoi tempi, senz’altro la sua figura è affascinante, ma da questo a qualificarsi come inventore della stilografica ce ne passa.

Personalmente pertanto resto dell’idea, già esposta nel precedente articolo, che non esista un singolo inventore che possa arrogarsi il merito di aver creato la stilografica, almeno non quella che io intendo come tale, ma che l’oggetto che oggi chiamiamo così sia nato da un flusso continuo di miglioramenti progressivi in cui non esiste un preciso punto di svolta. La penna di Poenaru per me resta un precursore, il fatto che sia il più antico e fra i più interessanti lo rende probabilmente il più titolato a qualificarsi come antenato della stilografica, ma la cosa finisce qui.

Problemi di trasferimento del dominio

Scritto il 2 Agosto, 2013 | da | No Comments

E’ in corso il trasferimento del dominio fountainpen.it ad un nuovo fornitore, a quanto pare alquanto incapace in termini di gestione dei DNS, dato che ha fatto sparire del tutto il dominio.

Il forum è raggiungibile temporaneamente all’indirizzo:

http://forum.penciclopedia.it

il wiki è raggiungibile temporaneamente all’indirizzo:

http://wiki.penciclopedia.it

Un notevole traguardo

Scritto il 27 Luglio, 2013 | da | No Comments

Una pubblicità per le Dunkill-Namiki

Oggi, con la pubblicazione di questa bellissima pubblicità dell’inizio degli anni ’30, per le Dunhill-Namiki con decorazione Maki-e, il wiki di www.fountainpen.it ha raggiunto il notevole traguardo di ben 1000 scansioni di pubblicità antiche pubblicate.

Si tratta, almeno a mia conoscenza, del più ampio fondo disponibile di materiale pubblicitario a tema penna stilografica. Tutte le scansioni sono in alta risoluzione e stampabili. Molte di esse hanno subito anche un ritocco/restauro digitale per migliorarne la qualità.

Ma al di là della semplice pubblicazione, tutte le pubblicità sono state classificate, salvando nel database semantico del wiki la marca, il modello (o i modelli) che pubblicizzano, la data di pubblicazione (esatta o approssimata, con relativa spiegazione), la rivista (se nota).

Questo consente a chiunque non solo di prendere visione delle pubblicità per marca, ma di eseguire ricerche anche complesse, e consente anche di generare automaticamente le gallerie di immagini presenti nel wiki.

Un bel traguardo di cui sono molto orgoglioso, ma che si è potuto raggiungere solo grazie al contributo di quanti han condiviso le loro pubblicità, e fra questi un ringraziamento particolare va ad Armando Dabbene, collezionista e vero appassionato, che ha messo a disposizione la sua intera collezione.

Una Omas molto particolare

Scritto il 23 Luglio, 2013 | da | No Comments

Omas transazionale

Una Omas transazionale (prototipo)

Le ho già mostrate sul forum, ma credo valga la pena riproporle anche qui, per la rarità del modello di cui sono noti solo due esemplari.

Queste foto illustrano un modello prodotto dalla Omas all’incirca intorno al 1929/1930, quando la rivoluzione della Balance della Sheaffer costrinse tutti i produttori a cercare uno stile “affusolato”.

La penna è chiaramente derivata dalle precedenti versioni in stile Duofold (di cui si può vedere un esempio qui) ma con una lavorazione arrotondata della punta del cappuccio e del fondello della penna.

Omas transazionale – sezione e pennino

Per chi avesse dubbi riguardo l’originalità di un modello assolutamente atipico, posso segnalare che questa penna viene illustrata anche sul libro di Letizia Jacopini dedicato alla storia della stilografica italiana, nella sezione dedicata all’azienda bolognese.

Per le foto dobbiamo ringraziare Marco Moricci (della Casa della Stilografica) che le ha fatte fare esplicitamente attingendo alla collezione privata di Vittorio.

Sulla penna mi è stato pure raccontato un aneddoto interessante: mostrata anni alla proprietaria della Omas, essendo il modello in teoria inesistente, portò alla convocazione dell’anziano capo magazziniere, il quale si sbiancò al vederla, e disse “ma queste le ho distrutte tutte io personalmente…”

Qualcuna ad occhio doveva essergli sfuggita.

 

Resoconto Pen Show Norimberga 2013

Scritto il 11 Giugno, 2013 | da | No Comments

Lo scorso primo giugno si è tenuto a Norimberga la sesta edizione della “Schreibgerätebörse” il terzo per importanza dei Pen Show tedeschi. La manifestazione, si è tenuta presso la Tafelhalle, una fabbrica convertita in teatro.

La sala, molto ampia, ed ha visto la partecipazione di circa 25 espositori, per la maggior parte tedeschi ma anche con una piccola partecipazione estera, stavolta però esclusivamente europea (con persone provenienti da Italia, Austria, Francia e Danimarca).  Purtroppo, complice una giornata plumbea caratterizzata da una pioggia continua, ed un problema all’impianto delle luci, l’illuminazione è risultata tutt’altro che ottimale, e non si sono potute apprezzare adeguatamente le penne esposte.

Nonostante la brutta giornata la partecipazione è stata comunque sostanziosa, e molti visitatori han potuto apprezzare la grande varietà di penne esposte. Al solito a farla da padrone erano le marche di casa, Montblanc e Pelikan in primis, ma stavolta ho visto una certa varietà anche di altri produttori meno noti ma non meno importanti come Osmia e Kaweco.

Come sempre nei pen show tedeschi c’erano penne per tutte le tasche, dalle scolastiche anni ’60 a pochi euro, a penne rarissime come questa Astoria n.10 laminata, un pezzo praticamente unico, frutto dell’azienda fondata da Georg Ilgner, capotecnico della Montblanc messosi in proprio quando a dirigere il reparto tecnico dell’azienda venne messo il marito della figlia di uno dei fondatori.

A questa comunque si poteva contrapporre, portata da Francesco Gargiulo, una Waterman 42 di altrettanto significato, decorata con un rivestimento laminato di produzione italiana a tema dantesco assolutamente unico.

Ma il pezzo più interessante che ho potuto osservare stavolta non è stata una penna ma una scatola. La scatola originale di una Namiki degli anni ’30, anch’essa decorata con la tecnica del Maki-E, rara altrettanto, se non di più, della penna che doveva contenere.

In sostanza per quanto possa essere considerato un Pen Show minore nel panorama tedesco, quello di Norimberga mi è piaciuto molto, e sarebbe stato senz’altro migliore se la sala scelta (ed il tempo) fossero stati un po’ meno bui. Purtroppo rispetto a quelli italiani le chiacchiere sono state nettamente più difficoltose, ma è stato comunque interessante apprendere un paio di trucchi di come far tornare a posto cappucci che serrano male senza operare sul cappuccio…

Foto Pen Show Norimberga 2013

Scritto il 4 Giugno, 2013 | da | No Comments

Un po’ di fotografie del Pen Show di Norimberga, tenutosi il 1 Giugno 2013. Seguirà un resoconto a breve.

Recensione Pelikan Twist

Scritto il 25 Maggio, 2013 | da | 7 Comments

Pelikan Twist Fresh Ocean

Pelikan Twist nel colore Fresh Ocean

La Twist è l’ultima uscita della produzione economica della Pelikan, e rilancia l’azienda nel settore delle stilografiche scolastiche destinate ad un pubblico molto giovane. Benché si tratti di una penna realizzata in modo molto economico, in semplice plastica a stampo, senza fermaglio, e con una buona parte dei pezzi in comune con la sfera, la Twist dimostra, nonostante la povertà dei materiali, un’ottima qualità costruttiva.

La chiusura del cappuccio a scatto infatti è ineccepibile, ed è veramente ben realizzata l’impugnatura anatomica, molto comoda, che costringe ad una impugnatura corretta ed ha il vantaggio di essere simmetrica ed utilizzabile perfettamente anche da chi scrive con la mano sinistra. Il pennino è ovviamente in acciaio, senza foro di sfiato, ed in misura unica, un medio.

Un altro particolare ben realizzato, che denota la qualità costruttiva, è l’attacco a vite più scatto che lega la sezione al fusto, questa infatti si avvita nel corpo, ma per mantenere l’allineamento in maniera corretta con lo stesso l’escursione finale viene bloccata a scatto. Un accorgimento ingegnoso che consente di evitare problemi di sfasamento con l’usura delle filettature, che avrebbero un impatto notevole sulla particolarissima estetica della penna.

La caratteristica più interessante della Twist infatti, da cui deriva anche il nome, è quella stilistica: la penna ha una originalissima forma triangolare curvata, che risulta molto semplice e pulita. Chiaramente dettati dal target giovanile sono invece i colori, appariscenti e con contrasti molto vivaci come quello fra azzurro ed arancione.

La penna ha dimensioni generose ma è molto leggera e perfettamente equilibrata. La presa, grazie all’impugnatura anatomica è molto ferma. Unico difetto è che la dimensione unita alla posizione centrale del pennino limita l’inclinazione con cui si può scrivere, che non può essere troppo bassa, cosa che non corrisponde alle mie preferenze.

Test Pelikan Twist

Test di scrittura Pelikan Twist

La scrittura è scorrevole ed il flusso generoso, ma purtroppo il tratto è troppo largo per i miei gusti. Il problema in sostanza è che il pennino è un M, che per me è comunque una misura eccessiva. Non si tratta quindi di un difetto intrinseco della penna, solo del fatto che a me piacciono tratti molto più fini, e che invece in questo caso, per l’assoluta economicità della penna, è disponibile una sola misura, con la quale purtroppo non mi trovo bene.

Nonostante le controindicazioni rispetto ai miei gusti personali in fatto di modi di scrittura, si tratta comunque di una penna molto valida, che con un prezzo di listino inferiore ai 10 euro, ha un rapporto qualità/prezzo fra i più interessanti di quelle in circolazione. Un ottimo candidato per un regalo semplice, utile ed originale a figli e nipoti che devono andare a scuola.

Come al solito riassumo il giudizio con il consueto (e quasi consunto) rituale dei voti. Come al solito è da prendere con beneficio d’inventario…

  • aspetto: 8.5 (stile originalissimo, colori un po’ troppo appariscenti)
  • scrittura: 7.0 (flusso scorrevole, peccato per il medio e l’inclinazione)
  • sistema di caricamento: 6.0  (cartuccia standard)
  • qualità/prezzo: 9.5 (un prezzo minimo per una penna più che valida)

Come sempre si ringraziano gli amici della Casa della Stilografica che han messo a disposizione l’esemplare della penna con cui sono state eseguite le prove di scrittura ed hanno fornito le fotografie della stessa usate nell’articolo.

Quando è nata la Pelikan 100N

Scritto il 21 Maggio, 2013 | da | No Comments

Una Pelikan 101N

Una Pelikan 101N

Ovviamente stiamo parlando della Pelikan 100N originale, non la riedizione (che correttamente è stata chiamata M100N) uscita un paio di anni fa.

Secondo quanto riportato nel preziosissimo libro di Dittmer e Lehman sulla storia dell’azienda, una vera miniera di informazioni sulla storia della produzione di stilografiche Pelikan, la penna sarebbe stata introdotta nel 1937 sui mercati esteri e nel 1938 in Germania.

Nonostante si tratti di una fonte attendibile, basata sui documenti recuperati in Germania, la bellezza della ricerca storica è che quanto finora ritenuto un dato sicuro può essere sempre essere messo in discussione dal reperimento di nuove fonti. In questo caso il reperimento di una nuova fonte è stata opera di Vasco Pisco, collezionista portoghese, che in una discussione su FPNuts ha fatto emergere la presenza di una produzione precedente, ad opera dell’importatore portoghese, Monteiro Guimarães, già noto per la produzione marcata Emegê.

Ordine di Monteiro Guimarães del 1935

Ordine di Monteiro Guimarães del 1935

Dall’ordine illustrato in figura (di cui Vasco ha generosamente concesso l’uso per il wiki) infatti emerge infatti l’ordine di ben 1600 Pelikan Magnum (una versione più grande della 100N prodotta per il mercato portoghese), che finora si riteneva posteriore alla 100N, in data ottobre 1935, con consegna per il 1936.  Pare pertanto che più che una variante, la Magnum abbia costituito un prototipo, e sia la prima versione di 100N comparsa sul mercato.

Ovviamente questo non smentisce il validissimo lavoro di Dittmer e Lehman, e non vi è alcun motivo di dubitare che l’inizio della commercializzazione della 100N ordinaria possa comunque essere considerato a buona ragione il 1937, ma quanto portato alla luce da Vasco Pisco ci permette senz’altro di dire che la prima versione di questo modello aveva visto la luce almeno un anno prima.

 

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