Pubblicità ingannevole?
Scritto il 18 Marzo, 2014 | da piccardi | No Comments
Ho già illustrato ampiamente in precedenza come Montblanc, oltre che per il suo ruolo di casa attenta alla produzione di penne di lusso e di fascia alta, si sia distinta anche per accuratezza storica di fascia invece molto bassa e per del marketing molto propenso alla propagazione delle bufale.
Mi riferisco in particolare alla continua associazione del nome Meisterstück con il modello di punta della casa, la 149, retrodatata però dal 1952, quando essa venne effettivamente introdotta sul mercato, al 1924, quando invece venne usato per la prima volta questo nome per indicare le penne di fascia più alta nella produzione dell’azienda.
Ma almeno fino a qualche tempo fa l’azienda si era sempre limitata a parlare (ad esempio nella sezione storica del loro sito) di Meisterstück dal 1924, anche se poi si mostrava una 149 che con il 1924 non ha nulla a che fare. Spiace dover constatare che negli ultimi tempi dalla vaghezza col dubbio del voler fuorviare, si è passati proprio alla bugia esplicita.
La scorsa settimana girando per il centro mi è capitato di vedere in una vetrina quanto fotografato (alla meno peggio con il telefonino) qui a fianco. E qui secondo me si esagera davvero (all’incirca di 28 anni a voler esser pignoli) visto che nel 1924 le Meisterstück erano quelle illustrate nella fotografia riportata di seguito, e nel 1924 le 149 erano talmente nuove che gli ci volle ben 28 anni per arrivare sul piano dell’esistenza…
Come se non bastasse sul sito italiano dell’azienda si trova scritto, con una faccia tosta invidiabile: “Creata nel 1924, la stilografica Meisterstück 149 Montblanc ha sempre mantenuto intatto l’aspetto originale ed ha fortemente caratterizzato la cultura della scrittura“. Beh, sull’influenza sulla cultura della scrittura si può al più essere scettici, ma sul fatto che abbia mantenuto l’aspetto originale non c’è nessuno scetticismo, è una panzana bella e buona.
Quello che non finisce mai di stupirmi in tutta la faccenda è il perché di questo atteggiamento suicida nei confronti della propria credibilità. Che senso ha retrodatare un modello di 28 anni con una plateale menzogna quando qualunque collezionista un minimo esperto è in grado di smascherare la bugia. Perché si deve ingannare il pubblico per far apparire più vecchia quella che comunque resta la penna rimasta ininterrottamente in produzione più a lungo di qualunque altra?
Non me ne intendo ma mi da tanto impressione di pubblicità ingannevole. Qualcuno ha voglia di contattare l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato? Prima o poi mi stuferò e lo farò io…
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