Kaweco Dia 85A
Scritto il 6 Novembre, 2010 | da piccardi | No Comments
Dopo aver trattato in un precedente articolo una penna nuova con un pennino semi-flessibile, in questa seconda recensione prenderemo in esame una penna d’epoca, stavolta dotata di un pennino veramente flessibile.
La penna in questione è una Kaweco Dia, di datazione incerta, il modello infatti è stato introdotto nel 1934 e mantenuto in produzione come modello di fascia bassa anche nel dopoguerra. La cronologia dei prodotti della Kaweco non è molto precisa, nonostante l’azienda sia stata uno dei maggiori produttori tedeschi, attiva sul mercato ben prima delle più famose Pelikan e Montblanc.
Per questo motivo non è facile datare la penna in questione. Essendo realizzata in celluloide, è molto verosimile che sia un prodotto precedente alla guerra, ed il pennino in acciaio può addirittura far pensare che sia proprio di quel periodo, ma questa non può essere che una supposizione, anche perché il pennino potrebbe essere una sostituzione successiva. Per non sbagliare la si può collocare fra la metà degli anni ’30 e l’inizio degli anni ’40.
La penna è di dimensioni medie, e molto leggera. La celluloide è nera con la sezione finale del corpo trasparente, di colore verde, che consente di visualizzare il livello dell’inchiostro. Il caricamento è a stantuffo, utilizzabile tramite un pomellino coperto dal fondello della penna, che deve essere svitato per poterlo azionare.
La penna reca sul corpo l’incisione Kaweco Dia e, come consuetudine per la produzione della Kaweco, il numero del modello con la misura del pennino (85A e M) appena sopra il fondello. L’incisione del marchio è anche sulla clip, realizzata col classico montaggio ad anello, che presenta alcune incisioni decorative. La testina del cappuccio è decorata con un inserto metallico dorato raffigurante il logo dell’azienda (in un ottagono che circonda un cerchio diviso in tre parti contenenti le tre sillabe Ka We Co).
Come per tutte le penne antiche la penna risente dei segni del tempo, le due verette sul cappuccio sono leggermente allentate, e sul pennino restano solo delle tracce della doratura iniziale. La conservazione del corpo e del cappuccio è buona e non sono presenti né rotture né graffi evidenti. Lo stantuffo è stato restaurato sostituendo la guarnizione di sughero e funziona correttamente.
La penna senza cappuccio è piuttosto corta e per i miei gusti risulta appena appena squilibrata, si usa in maniera eccellente invece col cappuccio inserito sul fondello, operazione però richiede che si applichi un po’ di pressione a causa di una una leggera restrizione dell’interno del cappuccio che rende difficoltoso l’incastro al solo appoggio.
Il maggior pregio della penna è il suo pennino, un medio flessibile. Nella scrittura leggera è appena appena graffiante (risultato probabilmente dell’uso da parte di una mano diversa dalla mia, niente che una passata di micromesh non possa curare più che adeguatamente). Ma la vera delizia è quando si applica un po’ di pressione, le punte si divaricano ed il flusso diventa abbondante. Le prove di scrittura riportate in figura mostrano più che adeguatamente la variazione di tratto ottenibile.
Trattandosi di una penna antica non mi pare il caso di esprimere dei voti su questo modello, dato che il risultato dipenderebbe non solo dalle sue qualità intrinseche ma anche dallo stato di conservazione, e sarebbe quindi di assoluta inapplicabilità in un confronto con altre penne.
Giudicherò pertanto soltanto la qualità della scrittura di questo specifico esemplare, che merita un 9.5 per la flessibilità del pennino (che non è un 10 solo perché essendo questo un medio il tratto base risulta troppo spesso per i miei gusti).
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Tags: Dia > Kaweco > pennino flessibile > stantuffo > stilografiche antiche
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