Penciclopedia

Se la penna vi interessa più della spada

Recensione Waterman … A. A.

Scritto il 15 Ottobre, 2015 | da | No Comments

Questa recensione riguarda un modello di Waterman alquanto particolare… Non molti infatti sanno che nella storia della stilografica ci sono due Waterman, l’arcinoto e famoso Lewis Edson Waterman, reputato spesso (a torto) l’inventore della stilografica, ed il molto meno noto Arthur Allan Waterman, che della “Waterman” ufficiale era stato rappresentante a Boston, e che all’incirca nel 1897 decise di mettersi in proprio, con una nuova “Waterman”, la “A. A. Waterman Pen Company”.

Come ci si può aspettare la cosa non piacque molto L. E. il quale pare si sia dato parecchio da fare per far fuori l’omonimo concorrente. La storia della ditta è alquanto travagliata (ed il fondatore ne venne pure estromesso all’incirca nel 1905), ed il conflitto con l’omonima più famosa si protrasse a lungo, tanto che questa gli intentò causa e la vinse così che dal 1912 ‘lazienda venne costretta a stampigliare su tutte le sue penne “Not connected with L. E. Waterman”.

L’esemplare in questione, ottenuto per poche decine di euro al Pen Show di Roma, è uno di questi, ed è interessante anche per un’altra caratteristica, la scritta “Modern Pen Co. Successor”, che alquanto singolare dato detta ditta venne fondata, secondo quanto riporta David Nishimura, nel 1913 cioè dopo la A. A. Waterman, anche se a quanto pare il nome venne usato anche prima dallo stesso Arthur Allan.

Si tratta, come la grandissima parte delle penne di quel periodo  (circa 100 anni fa) di una penna in ebanite nera, decorata con una classica cesellatura ad onde. Quello che la rende particolare è sistema di caricamento, chiamato “twist filler”, e basato sullo strizzamento del serbatoio per torsione dello stesso, frutto di un brevetto del 1903 acquisito dall’azieda.

Un sistema che presenta il vantaggio di non presentare aperture laterali, all’epoca in cui la levetta iniziava a farsi vedere sulla Sheaffer, ed il principale caricamento automatico era il Cescent Filler della Conklin. Il sistema consente un’estetica molto più pulita, con un semplice pomello finale da routare per lo strizzamento, ma è piuttosto “stressante” per il povero sacchetto di gomma. L’assenza del meccanismo gli consente comunque una notevole capacità di inchiostro.

La ho acquisita funzionante, e nonostante l’età in ottime condizioni di conservazione. Si è dimostrata una valida scrittrice e senz’altro la qualità è comparabile a quella di una Waterman dello stesso periodo, e sul piano tecnico la penna è senz’altro superiore.

Interessante anche la tecnica della clip, che riporta la data il relativo brevetto, un altro di quelli acquisiti dall’azienda. Nonostante l’età la penna scrive molto bene e presenta, come abbastanza comune vista l’epoca un bel pennino flessibile (ma non troppo) marcato AA/14K/NEW YORK/N.4, con un inusuale foro romboidale (in realtà quadrato).

ScansioneAAWatermanLa penna scrive bene, ma è stata evidentemente usata a lungo, da qualcuno che non ha proprio la mia stessa mano, e la scrittura mi risulta un po’ “grattugiante”. La flessibilità c’è tutta, ma il flusso abbondante ed la punta non particolarmente fine limitano la variabilità del tratto. Unite a questo la pessima carta e l’esempio risulterà ancora peggiore.

Che dire, considerato che una penna con pennino in oro oggi nuova costa almeno 5 0 6 volte la cifra che ho pagato questa, non posso che reputarmi completamente soddisfatto dell’acquisto. Evito il rituale dei voti che nel caso avrebbe (non che ne abbia poi tanto in generale) assai poco significato

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