Penciclopedia

Se la penna vi interessa più della spada

Columbus Extra G

Scritto il 18 Febbraio, 2011 | da | 3 Comments

Visto che in un’altra recensione vi ho fatto un accenno, in questa recensione prenderò in esame un esempio di penna italiana il cui valore a mio avviso viene molto spesso sopravvalutato. E visto che si tratta di una recensione abbastanza particolare, approfitterò inoltre dell’occasione per analizzare una stilografica le cui condizioni di conservazione sono tutt’altro che perfette.

E’ normale infatti, quando si ha a che fare con penne antiche, trovarsi di fronte ad esemplari che portano su di sé i segni sia dell’età che di un uso poco accorto. Per questo credo che sia corretto prendere in considerazione con la dovuta rilevanza anche questi aspetti, che qualunque collezionista serio dovrà affrontare, dato che sono una caratteristica tipica dell’antico, che non è fatto solo di esemplari perfetti e perfettamente funzionanti.

La penna in questione è una Columbus, prodotta da una delle aziende italiane più antiche (la ditta è stata fondata dai fratelli Verga nel 1918 a Milano). Si tratta pertanto di una azienda storica, nata prima delle ben più famose Aurora ed Omas, la cui qualità di produzione però è quantomeno altalenante.

La penne in esame  è una Columbus Extra G (G sta per grande) una penna in celluloide sfaccettata con caricamento a levetta, prodotta a partire all’incirca dal 1935. La penna riprende, come gran parte della produzione italiana di quel periodo, lo stile della Doric della Eversharp, e doveva essere uno dei modelli di punta dell’azienda. Nel caso specifico si tratta di un modello “autarchico” con finiture cromate e pennino in acciaio.

La penna è in celluloide di un bellissimo colore blu/azzurro variegato, la qualità della costruzione però lascia alquanto a desiderare, ed è nettamente inferiore a quella sia dell’originale che di altre imitazioni: il materiale è molto sottile e dà una impressione generale di fragilità.

Sarò stato sfortunato, o sarò incappato in modelli prodotti in un periodo negativo dell’azienda, ma i pochi esemplari che possiedo di questa marca mi sembrano realizzati con finiture piuttosto grossolane e con una qualità generale più vicina alle produzioni di seconda o terza fascia americana, piuttosto che agli altissimi livelli di altri produttori.

La penna presenta inoltre alcuni difetti, il cappuccio è leggermente deformato, e non chiude bene sulla filettatura del corpo né calza correttamente sul fondo. La banda del cappuccio inoltre risulta danneggiata e sono evidenti i segni rimasti dopo il restauro. La clip è a freccia e non è chiaro se sia davvero originale o sia stata sostituita nel restauro o in precedenza (in genere queste penne montano una clip a rotellina).

Esempio di scrittura con una Columbus Extra G

Esempio di scrittura con una Columbus Extra G

La penna è di dimensioni generose, e ben bilanciata, il pennino è un medio molto scorrevole che scrive benissimo, ed inoltre è dotato di una grande flessibilità che lo rende estremamente gradevole nella scrittura. L’essere realizzato in acciaio gli dà inoltre una maggiore resistenza agli sforzi e si riscono, come si può vedere nel test di scrittura riportato (Jentle Ink Sailor blu-nero su carta Pignastyl), ad ottenere grandi variazioni di tratto applicando un po’ di pressione.

La penna, nonostante le condizioni generali non eccellenti, risulta comunque tranquillamente utilizzabile e molto piacevole nella scrittura, anche se la presenza del restauro, le problematiche relative al posizionamento del cappuccio e la conseguente delicatezza dell’insieme non la rendono il candidato ideale per gli strapazzi dell’uso quotidiano.

Ma indipendentemente dalle condizioni non buone di questo esemplare è la qualità della produzione della Columbus, almeno di quella di questo periodo, che mi lascia assai perplesso, ancora di più considerando i prezzi tutt’altro che abbordabili che queste penne finiscono per avere. E se è comprensibile che la relativa rarità (dovuta comunque ad un limitato successo del marchio) ne aumenti le quotazioni, trovo assolutamente esagerati i livelli che si raggiungono.

Per cui alla fine, a meno che non abbiate una passione specifica per questo tipo di penne o per la marca o per le particolari (ed oggettivamente affascinanti) colorazioni della celluloide, il mio consiglio spassionato è quello di puntare ad un originale (vale a dire una Doric) piuttosto che ad una imitazione italiana di qualità assai discutibile. Ed è quasi sicuro che spenderete meno, per una penna la cui qualità costruttiva risulterà nettamente superiore a quella di una Columbus.

Comments

3 Responses to “Columbus Extra G”

  1. fabbale
    Marzo 7th, 2011 @ 17:06

    Simone, giusto il tuo pensiero sulle rifiniture e sullo spessore della celluloide, però penso che tu sia “incappato” anche in un esemplare sfortunato. Io ne ho tre di questa serie e non sono poi cos’ male!!!!
    Giustissimo il discorso a confronto con Doric: oggi purtroppo queste Columbus nel mercato del collezionismo le fanno pagare “care” e spesso e volentieri con quei soldi richiesti ci sta una Doric Oversize e forse avanza pure qualche cosa!!!!
    Il tutto però è soggettivo e dipende dagli interessi collezionistici dell’individuo; come ben sai, in ogni settore del collezionismo vive di logiche che è sempre difficile “dare per scontate”.

    FB

  2. piccardi
    Marzo 8th, 2011 @ 18:19

    Non so che dirti riguardo la qualità delle Columbus, non ho un campione significativo di pezzi per cui potrei senz’altro essere sfortunato, mi guarderò in giro ai prossimi pen-show.

    Sul fatto che le produzioni italiane siano più rare, e che ovviamente i gusti son gusti siamo assolutamente d’accordo. Ma intanto, visti i prezzi esagerati, io mi rivolgo altrove, che penne interessanti ce ne sono un bel po’.

  3. Eversharp Doric Black and Pearl | Penciclopedia
    Marzo 12th, 2011 @ 22:16

    […] aver parlato in un precedente articolo di una sua imitazione italiana, stavolta voglio soffermarmi sull’originale da cui […]

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